L’Unrwa, l’ Agenzia delle Nazioni Unite per il Soccorso e l’Occupazione dei profughi palestinesi, ha annunciato oggi che la Terza Maratona Internazionale di Gaza non  si farà.

L’evento era previsto per il 10 aprile 2013, ma la autorità di Hamas hanno questa volta messo il veto alla partecipazione delle donne alla gara. Sarebbe stata la terza maratona nella città di Gaza, ed erano previsti 807 partecipanti, di cui 385 donne, 266 palestinesi. 
In una dichiarazione ufficiale, l’Unrwa ha fatto sapere che “la decisione di annullare l’evento è maturata dopo aver discusso con le autorità di Gaza, che hanno insistito sul proprio veto alla partecipazione femminile alla maratona”. 



L’agenzia dell’Onu ha si è anche scusata per il disagio causato dalla sua decisione, dicendo anche che organizzerà al più presto delle attività alternative che coinvolgeranno chiunque sia interessato. Dal canto suo il governo di Gaza ha espresso il suo rammarico per l’annullamento della gara, dichiarando di non aver chiesto l’annullamento della manifestazione sportiva ma di aver manifestato alcune riserve “relative a norme che riguardano le tradizioni e i costumi del popolo palestinese”.



Hamas avrebbe voluto due gare distinte, una per le donne e una per gli uomini, e il divieto per le donne di età superiore ai 16 anni di correre a capo scoperto. 
La maratona prevede un percorso di 42 kilometri lungo la costa della Striscia di Gaza, ed era stata organizzata dall’Unrwa per finanziare il loro programma estivo rivolto ai bambini palestinesi e le due edizioni precedenti avevano visto la partecipazione di uomini e donne senza che nessuno sollevasse polemiche.

Il regime di Hamas ha penalizzato in molti modi la vita delle donne israeliane e questo non ne è che l’ennesimo esempio. Nel 2009 la stampa aveva dato molta rilevanza al veto imposto all’uso di moto e motorini da parte delle donne, spiegando che “le donne non sono abituate a stare in sella, si muovono in modo scomposto e possono causare incidenti“.



Problema diverso ma stesso risultato nel caso esse viaggino su un ciclomotore come passeggere, dato che il fatto di dover abbracciare il conducente è sconveniente per la moralità di Hamas. Il problema però è che le restrizioni vanno ben oltre questi due esempi.

Vi sono problemi che incidono in modo più profondo sulla vita delle donne sotto questo regime, come il fatto che nonostante l’alta percentuale di immatricolazione e i successi universitari ci siano pochissime reali possibilità lavorative per le donne.

Lo stesso centro Donne di Gaza, nato proprio con lo scopo di essere un punto di riferimento per la poplazione femminile e per la rivendicazione dei loro diritti è stato più volte bersaglio dei membri di Hamas, che hanno intimidito e picchiato le donne presenti.