Non tutte le egiziane sono solidali con le donne scese in Piazza Tahir a gennaio per rivendicare  i loro diritti, diritti come la dignità, la libertà e la giustizia sociale. La manifestazione è stata soppressa da gruppi di facinorosi vicini al nuovo presidente Mohammed Mursi, che hanno cercato di sopprimere la manifestazione con atti di violenza che sono andati dalla molestia sessuale allo stupro nei confronti di alcune manifestanti. 



Una ragazza membro del gruppo delle sorelle islamiste esprime la sua opinione sull’accaduto: “Le ragazze che manifestano a Tahrir non sono egiziane. Noi siamo il vero Egitto” A parlare è Somaya Azemon, una ventiduenne che porta fieramente in niquab,il velo integrale islamico, e ha molta fretta di sposarsi e fare figli, 11 per l’esattezza. 



Giovanna Locatelli, giornalista di Repubblica, si è recata nella sede del gruppo estremista islamista, in un palazzo del Cairo, dove le donne organizzano le loro riunioni (presiedute da un uomo) per organizzare principalmente attività di beneficenza e assistenza sanitaria. “Ora siamo libere di esprimerci alla luce del sole. Sotto Mubarak non potevamo riunirci : eravamo ricercati dalla polizia. È iniziata un’era nuova per il popolo delle donne islamiste in Egitto.” Le loro idee sono molto definite sulle manifestanti di piazza Tahir;  secondo la portavoce del gruppo, Shadia Ahmed: “Quelle donne non ci rappresentano. Hanno un cattivo comportamento: dicono parolacce, bevono e dormono sotto le tende con altri uomini. Lo abbiamo visto in televisione.”



Le rappresentanti più giovani del gruppo non si discostano dalla mentalità della loro leader, ed esprimono il desiderio di dedicarsi completamente ai mariti e alla famiglia, mettendo al mondo più figli possibili, che aumentino le fila dell’esercito musulmano.Nella stessa “famiglia” delle sorelle islamiste c’è la ‘sorellanza’, di cui fanno parte le donne dei Fratelli musulmani, organizzate in sette dipartimenti in base alla professione:  studentesse, professioniste, casalinghe, artigiane, commercianti, e ogni dipartimento lavora su tre livelli: quartiere -livello base-,governatorato e livello nazionale.

Le donne appartenenti alla Sorellanza si incontrano tutti i giorni, e partecipano a tavole rotonde insieme ad esperti professionisti dei loro settori.

Per fare carriere all’interno dell’Organizzazione bisogna prendere una laurea targata ‘Fratelli Musulmani’:Tra le donne islamiste non esistono taboo ma solo una regola: il mondo esterno deve rimanere fuori :”i nostri incontri sono rivolti solo alle sorelle.” incalza, senza mezzi termini El-Garf, che si è unita alla Fratellanza quando aveva 15 anni, e dopo aver svolto un lavoro di tipo sociale e organizzativo oggi è più attivamente coinvolta nella politica.

Il suo, come quello di molte altre Sorelle è un percorso che inizia in giovane età e che dura per tutta la vita.