“Inaccettabile la decisione di Roma…A nessun paese può o deve essere consentito di sottovalutare l’India”.

Rimbombano ancora le parole che Sonia Gandhi, presidente del Partito del Congresso Indiano, attualmente al Governo e vedova di Rajiv Gandhi, ex primo ministro, aveva usato riferendosi al rifiuto dell’Italia di far rientrare in India i due marò Salvatore Latorre e Massimiliano Girone. 



L’epilogo di questa vicenda è noto a tutti (i due italiani hanno fatto ritorno in India) ma nel precedente braccio di ferro tra Italia e India, Sonia ci si era trovata in mezzo e non aveva potuto tirarsi indietro. La posta in gioco era alta: l’opposizione cavalcava la vicenda, accusando il partito al governo di cui la Gandhi è membro di avere un comportamento ambiguo proprio perché lei è di origini italiane. Origini che sembrano abbandonate in un cassetto tra i ricordi di un’infanzia vissuta tra i Lusiana, piccolo borgo sull’Altipiano di Asiago, in provincia di Vicenza e Orbassano.



A pochi passi dove viveva anche Egidio Zampese, giornalista pubblicista che ha scritto molti articoli riguardanti Sonia Gandhi e che a Ilsussidiario.net racconta il suo primo incontro con la politica indiana.

“Erano gli anni ’70 quando la incontrai al bar con l’allora portiere del Vicenza e suo amico Franco Luison. Da subito mi accorsi del forte carattere che la contraddistingueva”.

Chi è Sonia Gandhi?

Cominciamo con il dire che il vero nome è Antonia Edvige Albina Maino, figlia di Stefano, da tutti soprannominato Eugenio e di Paola Predebon nata a Gomarolo di Conco, in provincia di Vicenza nel 1923 che oggi vive a Torino. Sonia è la seconda di tre sorelle ed è nata il 9 dicembre del 1946. Fino a tre anni ha vissuto a Lusiana, poi la famiglia si è trasferita a Orbassano. È sempre stata una bimba vivace. Da ragazzina, poi, veniva in villeggiatura a Lusiana d’estate, e ricordo che amava andare a Vittarolo dove c’era un bar con un Juke box, uno dei primi all’ora e lei passava le ore a insegnare ai coetanei il twist. Era un vulcano di idee, tremenda.



Quando ci fu l’evento che le ha cambiato la vita?

Il padre nel 1965 l’ha mandata a studiare a Brighton in Inghilterra, ed è lì che conosce e si innamora di Rajiv Gandhi, figlio di Indira e nipote del Pandit Nehru, fondatore con il Mahatma Gandhi dell’India moderna. L’aveva raccontato e in paese in molti non vedevano la cosa di buon occhio. Lui poi, di lì a poco, l’ha invitata in India lì le ha chiesto di sposarla.

Quale ricordo la lega a Sonia Gandhi?

Ricordo di averla incontrata un pomeriggio negli anni ‘70: era con l’amico Franco Luison, ex portiere del Vicenza mentre prendevano un aperitivo in un bar. Io volevo fotografarli, ma lei non ha voluto assolutamente. Così ho fotografato solo lui che mi ha fatto anche l’autografo. Però ci siamo anche fermati a parlare, mi ha raccontato dove era nata e poi abbiamo chiacchierato del più e del meno, siamo quasi coetanei abbiamo solo tre anni di differenza.

Cosa l’ha colpita di Sonia?

La sua energia, il suo fare sicuro, che negli anni ha dimostrato.

Che tipo era da ragazza?

Vivacissima, una ragazza che aveva subito la risposta pronta. Una persona eccezionale, oltre che intelligente, furba e scaltra. Capiva immediatamente i ragionamenti. Ancor prima di finire la frase lei ti stava già rispondendo.

Quand’è venuta l’ultima volta nel suo paese natale?

Quando ancora era fidanzata con Rajiv per fargli visitare la contrada Maini dove aveva vissuto fino ai tre anni e poi con i suoi figli quando aveva all’incirca una decina d’anni.

Manca da molto quindi?

Sì, quando viene in Italia normalmente va a trovare la mamma a Torino, non passa mai di qua. Però ci sono degli amici della mamma che raccontano degli aneddoti che la riguardano: che andava d’accordo con la suocera, a cui preparava piatti italiani, come la pasta e fagioli alla vicentina.

Come giudica la netta presa di posizione di Sonia Gandhi nella vicenda legata ai due marò italiani?

In molti pensavano appoggiasse di più la causa dell’Italia, e invece così non è stato. Non credo né che senta la nostalgia dell’Italia né tanto meno che si senta ancora italiana. Si comporta come se fosse “indianizzata” al 100%.

In che senso?

Nel senso che si sente indiana ormai: lei ha fatto suoi quei modi di vivere, probabilmente perché è rimasta affascinata dal paese o perché ha cambiato religione, comunque non si sente più italiana. E così credo che anche l’Italia non la considera più come prima…

(Elena Pescucci)