Lo cantava anche J Ax nella sua canzone La vita non è un film: “I tatuaggi fanno male anni dopo che li hai fatti ma per quello che ricordano”.

L’idea di tatuaggio sembra legata indissolubilmente a questi due concetti: il dolore fisico dell’ago che incide la pelle, e il ricordo, perchè è bello immaginare che la maggior parte di essi rimandi a qualcosa di passato.  J Ax stesso è cosparso di tatuaggi e come lui buona parte dei personaggi che vediamo in tv o sui giornali. Che siano i Club Dogo (e comunque Jake La Furia riconosce la mancanza di trasgressione in un gesto che è diventato fin troppo comune: “ormai è tatuata anche mia nonna”), che si tratti di Johnny Depp o Megan Fox, con i tatuaggi che spuntano da sotto l’abito da sera di Armani, si può parlare di una moda che ha scomodato  persino il filosofo e critico d’arte Gillo Dorfles, che commenta il fenomeno con parole che sembrano soprattutto un triste rimprovero: “dal piercing, all’orecchino ai tatuaggi, vogliono tutti iscriversi alla stessa tribù”. 



Una dimostrazione della popolarità di questo gesto, a volte più decorativo che altro (ma quanto spesso?) è stata l’affluenza alla 18a edizione della Milano Tattoo Convention, che nel week end dall’8 al 10 febbraio ha attirato al Quark Hotel una folla di quattordicimila visitatori e circa 250 artisti provenienti da tutto il mondo, che hanno lavorato ininterrottamente mostrando i loro portfolio e tatuando i pochi fortunati che sono riusciti ad accaparrarsi un appuntamento durante la convention. Molti di questi artisti hanno spesso liste d’attesa infinite negli studi in cui lavorano.  



Gli italiani  armati di ago e inchiostro erano  sessantuno e una dozzina di questi ragazze. 

Una di loro è la romana Sara Tortorici, in arte Samez, classe 1981, socia e tatuatrice residente del Cherry Tattoo & Piercing di Monterotondo. Da quando si è avvicinata a questa arte, nel ’94, ha sviluppato il suo talento per il disegno attraverso l’apprendistato con tatuatori di fama internazionale, partecipando a molte conventions in giro per il mondo e imparando giorno per giorno da autodidatta. Samez racconta che i tatuaggi che lei stessa porta sono legati a  esperienze di vita e ricordi, altri semplicemente sono soggetti decorativi. Secondo la sua esperienza le donne si fanno tatuare molto spesso per vanità, scegliendo soggetti che hanno uno scopo puramente decorativo, mentre gli uomini cercano di farlo per valorizzare la loro mascolinità, attraverso tatuaggi decorativi, ma anche perchè hanno una passione vera e propria per questa arte antica. 



Dello stesso avviso  un’altra tatuatrice italiana, Lara Scotton, che da quasi tre anni lavora a New York all’East Side Ink 8, sulla 97th Avenue B. “Non credo ci sia una differenza tra donne e uomini nella scelta di un tatuaggio- racconta Lara- e le motivazioni sono varie. A volte solo per vanita’, altre per ricordare momenti di vita, o semplicemente perche’ amano la cultura del tattoo.”   

Sicuramente c’è una differenza tra chi è veramente appassionato a questa arte e attribuisce un significato profondo ad ogni traccia che si fa incidere nella pelle, e chi lo fa per un trend del momento o in modo impulsivo, salvo poi pentirsene, come racconta ancora Lara: “con tristezza devo ammettere che le donne amano portare sul proprio corpo le iniziali dell’attuale fidanzato, e puntualmente tornano per coprirle in lacrime. E per quanto riguarda la moda del momento….beh Google dovrebbe vietare la ricerca “Rihanna tattoo”!” 

Personalmente mi sono sempre posta il problema potermi stancare di un tatuaggio, o di vederlo come una cartina tornasole del tempo che passa, un dipinto su una bella parete immacolata a 20 anni, uno scarabocchio su una tela sgualcita a 50.

Col tempo però ho maturato una nuova idea a riguardo: innanzitutto è importante scegliere bene chi ti tatua, che sia un vero artista e in sintonia con il tuo modo di essere, e poi  mi sono fatta un’altra opinione, ben espressa da una vignetta che gira ultimamente su facebook. Due dame  del ‘700, con le loro gonne voluminose e un bel parco intorno, si scambiano confidenze da dietro i ventagli. “So my tattoos will look ugly when I’m old? Tell me how beautiful you will be in 60 years…”: quindi pensi che i miei tatuaggi saranno brutti quando sarò vecchia? Raccontami di quanto sarai bella tu tra 60 anni.

 

(Nicoletta Fusè)