Mentre ancora si discute di abrogare la legge che definisce il matrimonio come l’unione tra un uomo e una donna, in America è già boom di divorzi omosessuali. Un’istanza del presidente Obama ha chiesto ai giudici della Corte suprema di abrogare il Defense of Marriage Act (Doma), la legge federale voluta nel 1996 da Bill Clinton che pone un limite alle nozze omosessuali. La legislazione dei singoli Stati consente però in molti casi il matrimonio tra persone dello stesso sesso. In tutto negli Usa si contano già 140mila unioni civili tra coppie gay, delle quali 50mila, o 70mila a seconda delle diverse statistiche, si sono sposate. I divorzi sono tra l’1,1 e l’1,7%, tanto che l’ultimo New York Magazine ha dedicato la copertina proprio al divorzio omosessuale. Ilsussidiario.net ha intervistato Marisa Meroni, avvocato con pluriennale esperienza sui temi del diritto civile.



Che cosa ne pensa del dibattito in corso negli Usa sul divorzio gay, proprio mentre le nozze omosessuali sono ancora al vaglio della Corte suprema?

Il dibattito in corso negli Stati Uniti nasce dal tentativo di trovare una norma che possa raccogliere l’esigenza del singolo caso, la relatività delle situazioni individuali che assurgono a casi assoluti. In quest’ottica il legislatore deve subito rendere legge ciò che è una posizione individuale, per rispondere a un bisogno di ufficialità delle persone. L’equivoco fondamentale da cui nasce questo desiderio di riconoscimento è l’idea che i diritti privati dei singoli contino meno di quelli pubblici. L’istituto del matrimonio ha uno scopo e delle prerogative, può funzionare nella misura in cui l’uno e le altre sono rispettate. Se ciò non avviene la conseguenza è che il matrimonio durerà meno.



E quindi?

Prevedo che le statistiche sui matrimoni gay ci diranno che i divorzi sono più frequenti di quelli tra le coppie eterosessuali. Il matrimonio utilizzato per uno scopo che non è il suo mostra subito la corda. Le coppie gay hanno molta meno capacità di sostenersi nel tempo e costruire la famiglia in quanto soggetto terzo. Al primo disaccordo sorge la necessità del divorzio, cioè non solo di sancire lo scioglimento delle relazioni di cui si è voluto il riconoscimento, ma soprattutto di tutelare dal punto di vista economico i diritti dei singoli. E’ questo l’equivoco sotteso a queste legislazioni, sia al riconoscimento dei matrimoni tra i gay, sia a quello del divorzio. Lo stesso divorzio del resto è stato riconosciuto inizialmente dalla legge per tutelare le situazioni patologiche, e non quelle fisiologiche.



Ritiene che ora il diritto al divorzio vada esteso anche ai gay?

Personalmente, nel momento in cui si legittimano le nozze tra persone omosessuali, non capisco per quale ragione queste ultime debbano ricevere un trattamento diverso. Dal momento che il matrimonio eterosessuale è un istituto che nel mondo occidentale può cessare pacificamente per effetto del divorzio, ritengo che la stessa copertura vada estesa anche a quello omosessuale. Il vero problema è un altro, e cioè che tanto le nozze gay quanto il divorzio sono tutti istituti utilizzati per tutelare il singolo, cioè per rendere più forti i diritti degli individui e non invece la famiglia, il soggetto che non coincide con le due persone che compongono la coppia.

 

Che cosa fa la differenza tra una coppia sposata che rimane insieme e una che sceglie di divorziare?

E’ la volontà o meno di generare qualcosa di diverso da sé. E’ soltanto questo che permette di accogliere e accettare le differenze, altrimenti l’obiettivo è sempre l’omologazione. Ci si sposa perché ci si illude di essere uguali, perché abbiamo gli stessi interessi, e appena l’omologazione non regge più, viene meno la stabilità del matrimonio. Le nozze spesso sono vissute come il riconoscimento di un’uguaglianza tra i coniugi, mentre in realtà dovrebbero rispecchiare il desiderio di costruire qualcosa che è più grande dello stesso marito e moglie, cioè la famiglia.

 

Molti divorzi nascono anche dal fatto che ci si rende conto di essere troppo diversi …

Quella dell’omologazione è una tentazione tipica del nostro Occidente, e si basa sull’idea sbagliata che possano stare insieme soltanto gli uguali. In un matrimonio omosessuale, l’idea di basare la relazione su una somiglianza anziché su una differenza è particolarmente marcata. Con tutte le conseguenze del caso che dobbiamo ancora vedere. L’esperienza è sempre più forte di qualunque affermazione di principio. E’ probabile quindi che tra 50 anni le statistiche sulla durata dei matrimoni eterosessuali e omosessuali mostreranno due andamenti molto diversi tra loro.

 

(Pietro Vernizzi)