Prosegue nelle aule del tribunale di Padova il caso del piccolo Leonardo che aveva fatto tanto scalpore agli occhi dell’opinione pubblica. Questa volta non è la Polizia italiana ad essere sotto i riflettori, per la quale l’ormai defunto Capo Manganelli aveva aperto un’indagine interna sul comportamento degli agenti. In questi giorni, la Corte di Cassazione ha riportato l’udienza, riguardante i genitori, al punto di partenza: Michele Dell’Agnese, per il momento non potrà vedere il figlio pur avendone la potestà genitoriale. Il padre di Leonardo, avvocato di Cittadella, nel corso della conferenza stampa della Federcontribuenti di Padova, ha voluto aprire una parentesi sul caso in cui è coinvolto: “la mia situazione è paridgmatica, nel nostro paese sono moltissimi i genitori che si trovano nella mia situazione. È dal giorno della sentenza che non vedo Leonardo”. Inoltre Michele Dell’Agnese ha voluto fare presente ai giornalisti che “il bambino non è conteso, ho cercato di impegnarmi per la serenità di Leonardo e per fargli avere due genitori ma tutto questo è venuto meno con la sentenza”. In questo ultimo periodo il padre era riuscito a riavvicinarsi al piccolo dedicandogli tempo e attenzioni a tal punto che Leonardo era tornato a chiamare Michele “papà”. “Mio figlio è vittima di una strategia della manipolazione: la cosiddetta Pas, ossia la sindrome d’alienazione parentale. Un fatto assodato nelle quattro sentenze del tribunale dei minori” prosegue Dell’Agnese. “Come potrà crescere in maniera equilibrata?” ha concluso un padre afflitto dall’impotenza di fronte al verdetto della giustizia.