Nonostante sia la prima donna a guidare il prestigioso New York Times, Jill Abramson non sembra godere di grande popolarità. Tra grida, insulti e porte sbattute con forza, la direttrice del quotidiano si sta velocemente inimicando tutto lo staff che lavora nel grattacielo americano progettato da Renzo Piano sulla 8 Avenue. L’ultima “battaglia” ha avuto luogo ai primi di aprile con il caporedattore centrale Dean Baquet, terminata anche questa in un clima di estrema discordia, tanto che tutta la redazione si è schierata, senza pensarci due volte, contro l’autoritaria Abramson. Cocciuta, arrogante, poco collaborativa e insensibile sono solo alcuni modi con cui redattori e capidesk hanno descritto la direttrice in dozzine di interviste, ovviamente anonime. Sembra che il malumore abbia iniziato ad affiorare a gennaio, in un momento in cui il clima si era già fatto pesante per le fuoriuscite di molti veterani del quotidiano, quali Jonathan Landman, Joseph Sexton e Jim Roberts, mentre lei se ne sarebbe andata in vacanza al Sundance Film Festival e a Cuba. Una volta tornata, la situazione è ulteriormente peggiorata con grande rapidità, tanto che il sito “The Politico” ha immediatamente raccolto tutti gli impietosi giudizi della redazione che accusano la Abramson di non essere mai entrata in sintonia con il proprio staff.



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