Rosaria Aprea, la ragazza che pochi giorni fa era finita in ospedale a causa delle botte ricevute dal fidanzato, e che ha subito per questo l’asportazione della milza, parla per la prima volta coi giornali. “Si, Antonio mi ha presa a calci, ma non voleva farmi male. Vorrei poterlo incontrare perchè sono convinta che si è pentito. Vorrei potergli dire: mi manchi”.
Sono parole inaspettate vista la storia turbolenta dei due, che hanno anche un bambino di un anno, fatta di episodi di violenza iniziati quando Rosaria aveva 17 anni, e vinse il concorso di Miss Yacht Club a Pesaro. Rosaria lo giustifica, lo difende: “Si, è geloso, ma io voglio ancora sposarlo e vivere con lui, e con nostro figlio di un anno. (…) Sto male al pensiero di Antonio in carcere. Lo so che non si è reso conto di quello che mi ha fatto e voglio tornare con lui”.
La madre della ragazza, Carla Alberta Di Nardo, sconvolta dalla vicenda e comprensibilmente adirata con Antonio, rifiuta l’idea che la figlia possa rimettersi col fidanzato: “Non perdonerò chi ha ridotto mia figlia in fin di vita.”
E ricorda la sera in cui Rosaria è stata aggredita da Antonio, poco prima di uscire per raggiungere i genitori ad una funzione religiosa: “Quando è squillato il cellulare pensavo che Rosaria mi volesse dire che stava scendendo da casa. Non è stato così. Mi ha detto di correre a casa perchè Antonio l’aveva malmenata. Quando ho aperto la porta di casa lei era a terra e a stento riusciva a respirare”. Antonio, in carcere per tentato omicidio e maltrattamenti, si difende dicendo di aver dato a Rosaria un solo calcio, ma la donna non ci crede: “se le avesse dato un solo calcio, mia figlia non avrebbe subito l’asportazione della milza”.
Una situazione quella di Rosaria, tristemente comune a molte donne che, giovani e meno giovani, alcune con figli, altre no, non riescono o non vogliono abbandonare gli uomini che le maltrattano.
Casi difficili, di cui spesso si è occupata l’Avv. Laura Cossar, a cui Il Sussidiario aveva già chiesto un parere pochi giorni fa e che aveva spiegato: “C’è spesso un rapporto di sudditanza, come succede in certe coppie sposate in cui la moglie è dipendente a livello psicologico e anche economico verso il marito. (…) Credo che il problema fondamentale sia preparare le forze dell’ordine o i medici che ricevono le persone al pronto soccorso a dare subito un seguito alla testimonianza delle vittime, dare un sostegno immediato a queste donne perchè se no una volta uscite dalla caserma o dal pronto soccorso devono tornare a casa.”
Non si può dire che Rosaria non abbia ricevuto in questo caso il sostegno delle forze dell’ordine o della famiglia, ma forse è altrettanto difficile uscire da un rapporto quando a dover essere combattuti sono i propri sentimenti, seppur rischiosi e apparentemente incomprensibili.