“La Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio”, così recita il primo comma dell’articolo 29 della nostra Costituzione. Tuttavia la società sta andando in una direzione diametralmente opposta. I dati statistici pubblicati dall’istat ne sono la dimostrazione pratica: continuo aumento delle separazioni, matrimoni a tempo, aumenti delle separazioni anche nelle coppie miste, laddove il lieve calo registrato dall’istat per i divorzi probabilmente trova la sua unica giustificazione nel costo da sostenere per accedere allo scioglimento del vincolo coniugale.
Dai dati statistici raccolti si evince con chiarezza l’orientamento della popolazione nel prediligere rapporti di breve durata se non addirittura estemporanei, di gran lunga meno impegnativi e vincolanti. Spaventa la sola idea di costruire qualcosa di duraturo e a lungo termine. Assumersi la responsabilità che anche la nostra Costituzione ha riconosciuto alla famiglia come ente terzo rispetto alla coppia, o meglio come “società naturale” sembra un progetto troppo faticoso ed impegnativo.
Peraltro la famiglia è uno dei luoghi in cui è più difficile far valere i propri diritti proprio a causa dei legami affettivi che legano le persone coinvolte. In questo senso è a volte estremamente difficile non confondere gli affetti con i diritti.
Il dato relativo all’aumento delle separazioni di coppie miste non è altro invece che l’inevitabile effetto dell’aumento della popolazione di origine straniera in Italia laddove l’elemento culturale rende certamente più difficile la permanenza e la durata del vincolo.
Anche il dato relativo al una maggiore litigiosità al sud rispetto al nord trova giustificazione nell’elemento culturale della popolazione del sud più propensa alla litigiosità.
Ciò che emerge evidente dall’insieme dei dati raccolti dall’Istat è che si pensa che la separazione possa essere lo strumento idoneo ad annientare la famiglia, senza mai considerare la terzietà di tale soggetto giuridico che, una volta sorto con il matrimonio, esiste e continuerà ad esistere nonostante la separazione dei coniugi.
Tanto è vero che, per altro verso, assistiamo ad un sempre più forte interesse teso a riconoscere alle coppie gay i medesimi diritti nascenti dal matrimonio.
E’ comunque interessante rilevare come in questa diatriba nessuno si preoccupi mai dei doveri nascenti dal matrimonio e ciò ad ulteriore conferma che da qualunque parte si esamini un duraturo e stabile rapporto coniugale l’accento viene sempre posto sui vantaggi che ne derivano ma mai sui doveri che ne conseguono.