Vanessa Compagnucci è “Claudia”, una dei protagonisti di “Una mamma imperfetta”, la nuova web-serie (da lunedì 6 maggio su corriere.it) che racconta la vita frenetica di quattro amiche alle prese con i problemi di tutti i giorni: lavoro, figli, casa, marito, ecc. Ilsussidiario l’ha intervistata per sapere come se la cava fuori dallo schermo, nella vita reale.
Lavoro, figli, casa, marito e, perché no, spazi per sé: una vita piena di incroci pericolosi. Lei di solito a chi dà la precedenza?
Personalmente cerco di essere al cento per cento quello che sono in ogni situazione: con mia figlia, anche se il tempo è poco, sul lavoro, con il mio compagno, con le amiche. Credo sia questa la cosa vincente per riuscire a far bene le cose senza farsi travolgere da quello che c’è fare.
In una giornata sono davvero tante le cose da incastrare. Riuscirci è un’impresa spesso non facile. Non le è mai capitato di sentirsi in un frullatore?
Sì, sicuramente, anzi capita spesso. Però credo che ognuno di noi cerchi di dare il massimo. E semplicemente impegnarsi per dare il massimo è già una cosa vincente. Poi magari non ci si riesce. E alla fine di una giornata sono davvero tante le cose che non si è riusciti a fare. Per me, che ho una vita abbastanza complicata e mi barcameno tra vari paesi – qui, all’estero – quello che conta è la qualità delle cose che faccio, non tanto la quantità.
Quali sono le difficoltà più grosse che incontra?
Non penso tanto a cose in particolare, quanto – almeno per me personalmente – al senso d’insicurezza che provo quando sono di fronte a mia figlia e mi chiedo se come madre faccio bene o faccio male. Lo stesso sul lavoro: ti domandi sei all’altezza di quel ruolo o meno. Forse è proprio questa insicurezza, questo sentirsi inadeguate la cosa più importante da combattere.
Occorrono strategie per riuscire a sopravvivere? Lei quali adotta?
Cerco di lavorare su me stessa, di fare un lavoro personale per superare questa difficoltà. Cerco di prendere del tempo per me per centrarmi e riuscire ad andare nella direzione giusta, al momento giusto, nel posto giusto. Come un freccia.
Ma ce la si fa alla fine?
Ma sì, alla fine ci si riesce. E anche se non si riesce perfettamente, non importa. La cosa importante, lo dicevo prima, è cercare di riuscirci. È la vita stessa che è così. Per me è riuscirci comunque, anche barcamenandosi tra 20mila cose.
Mettercela tutta, insomma.
Sì, è mettercela tutta, essere sempre al cento per cento: è questa la cosa vincente. Magari non hai fatto tutte le cose che dovevi, ma hai dato tutto di te.
È questo che conta, no?
Un atteggiamento così può ispirare anche le persone che ti stanno attorno. Come te, vedi che fanno anche altre mamme, ad esempio quelle che incontro fuori da scuola e con le quali parlo della vita a casa, dei figli.
Quel titolo – “imperfette” – è accettato serenamente, viste anche le molte attenuanti, oppure ammettere la propria inadeguatezza è una cosa che fa arrabbiare?
All’inizio ti arrabbi, ti fai un sacco di domande: non ce la faccio a fare tutto, ecc. Poi ti accorgi che questa imperfezione è la cosa più bella dell’essere umano, nel senso che tutti vogliamo essere perfetti ma nella realtà, poi … In realtà non è così male, perché ti mette in discussione e metterti in discussione ti fa avanzare sempre nella vita.
Claudia, il personaggio che lei interpreta, è un soggetto curioso: la si vede spesso trascrivere date e impegni per paura di dimenticarsene. Funziona o aggiunge nevrosi al caos?
Premessa: Claudia è la più nevrotica del gruppo: sbrocca col marito, s’incavola su tutto, ecc. Quella dell’elenco per lei è una scappatoia. Che sicuramente aggiunge nevrosi. Io lo faccio ogni mattina. Ed è curiosissima questa coincidenza tra il personaggio che interpreto e quello che mi capita nella vita di tutti i giorni. Appuntarsi le cose da fare è un modo per fare mentalmente tutto il percorso di quelle cose e così si temporeggia. Mi rendo conto che è un modo per non passare all’azione, un modo per prendere tempo e rimandare il momento dell’azione. Un modo per sfuggire al fatto che “adesso devi metterti in moto”.