Le donne, più degli uomini, frequentano gli psicologi. E questo non perchè siano meno equilibrate di loro ma perchè hanno una maggiore capacità, e l’esigenza, di guardarsi dentro e mettersi in discussione. Uno dei temi ricorrenti in terapia è quello dell’immagine corporea.

Una questione che nella vita di una donna, per alcune più che per altre, ha un peso nel rapporto con gli altri ma anche con se stessa. Un argomento delicato, trattato questa settimana dalla rivista di psicologia Riza.it. 



I cambiamenti del corpo e i segnali che ci manda, sono segnali di allarme, spesso impercettibili, che ciascuna sa leggere su se stessa: i capelli sfibrati ci parlano di una perdita di entusiasmo, i fianchi leggermente arrotondati di un desiderio di ritrovare l’amore, e gli occhi spesso sono davvero la porta di un animo che ha voglia di ritrovare se stesso, e nel quale non ci si “vede” più, uno dei motivi che portano le donne in terapia. 



Spesso infatti ci si appiccica addosso un’immagine che non appartiene salvo poi non saper fare come liberarsene, a discapito della propria felicità. Uno degli esercizi che i terapeuti propongono, è quello di scegliere un’istantanea nella quale il paziente si riconosce davvero, e molto spesso non sono le “belle” foto delle situazioni ufficiali – laurea, matrimonio, compleanni- ma gli scatti rubati, nei quali si ritrova un marchio distintivo- una smorfia, un gioiello speciale, uno sguardo- che fa dire “ecco, quello sono io”.

Lo psicologo iunghiano James Hillman la chiama “immagine originaria”, quella che tratteggia lo stile unico di ciascuno e che resta propria anche col passare degli anni, nonostante i cambiamenti fisici. Restando fedeli a quell’immagine originaria, a quegli occhi, difficilmente ci si sentirà lontani da se stessi.