È uscito da poco per Fazi Editore Crune d’aghi per cammelli, un romanzo ironico che segue le vicende di una giovane aspirante scrittrice alle prese con le insidie del mondo editoriale.
A raccontarci il libro è la simpaticissima autrice, Maria Silvia Avanzato: «Il titolo è nato prima ancora che nascesse il romanzo, nell’esigenza di trasmettere un senso di impossibilità» mi ha raccontato. «Volevo riassumere in una sola immagine tutta la naturale impotenza di chi sceglie una titanica impresa. Un cammello (e la nota citazione non si riferisce all’animale) non può passare attraverso un foro piccolo come la cruna di un ago. Edgarda Solfanelli è un’ostinata, implacabile, a tratti pure antipatica protagonista. La sua vita è costellata di missioni impossibili, prima fra tutte diventare una scrittrice. Il romanzo racconta la sua ansia, la sua arguzia e le inevitabili scoperte che ciascuno di noi si trova a fare quando insegue disperatamente un obiettivo. Fra datori di lavoro impossibili, treni in partenza, romanzi incompleti e notti brave, Edgarda farà un frontale con la realtà».



Il nome Edgarda l’ha rubato alla nonna paterna ed è il suo secondo nome, “ma fra questa Edgarda di carta e me, c’è un abisso” dice l’autrice. E allora le chiedo: chi è Maria Silvia?
Maria Silvia è stata una bambina solitaria che parlava un po’ col vento, un po’ coi morti, un po’ con gli insetti, un po’ con gli amici immaginari. Ha imparato a scrivere a cinque anni per “farsi compagnia”, non essendo esattamente il tipo che tutti invitavano volentieri alle festicciole. Ha continuato a scrivere per anni facendo sempre presente che voleva fare la scrittrice. Non ha mai avuto dubbi in merito, magari ne avesse avuti: si sarebbe crogiolata di più nelle sue incertezze e avrebbe fatto più vacanze all’estero per “trovare la sua vera identità”. Oggi fa ciò che ha sempre voluto fare, scrive e si definisce un manovale della parola. Chi la conosce da quando aveva cinque anni, non ne è molto stupito.



Nel romanzo, Edgarda vuole pubblicare a tutti i costi. Secondo te, un aspirante autore più volte rifiutato dalle case editrici deve insistere, fiducioso che prima o poi qualcosa accadrà, oppure a un certo punto è giusto fare i conti con la realtà e trovare altre strade? Insomma: fino a che punto bisogna inseguire un sogno?
Si tende a pensare che l’inseguimento di un sogno sia la propensione a trastullarsi fra gloriosi pensieri, a immaginare assurdità senza agire concretamente. Inseguire un sogno, al contrario, è insistere e insistere è il metodo più efficace per fare i conti con la realtà: è un’operazione che si svolge da soli, con determinazione e senza cercarsi facili alibi o dirottare l’attenzione su fattori esterni (“ah, nessuno mi capisce, è inutile che io ci provi”). Se i tentativi portano a buoni frutti, si ottiene una conferma e si può decidere di abbracciare il futuro con propensione a migliorarsi. Se più volte si viene rifiutati da una casa editrice, allo stesso modo, si può cogliere l’occasione per porsi delle domande. Dove si sbaglia? Dove sbagliano coloro che valutano i manoscritti? (sì, c’è anche quest’opzione in certi casi). Cadere, rialzarsi, cesellare il proprio stile, maturare sulla carta, cambiare genere, rileggersi, accettare la critica. Questa è perseveranza applicata al sogno. Anche chi fallisce miseramente un milione di volte, sta inseguendo il suo sogno. E non si può dire che non stia facendo i conti con la realtà.



Per raccontare le vicissitudini della protagonista, ti sei ispirata alla realtà oppure hai lavorato di fantasia?
Non potrei mai attingere unicamente alla realtà, sarebbe come farvi leggere il mio diario segreto e non è detto che sia così interessante. Molti personaggi sono contenitori, grandi interpreti dei luoghi comuni legati all’ambiente editoriale: dalla poetessa frustrata con grande appetito dei sensi, alla lettrice stalker dalle inconfessabili verità, poi c’è l’editore affascinante che potrebbe cambiarti la vita, lo scrittore affermato che ti tiene a considerevole distanza, l’amante farneticante e quello che “sembra amore”. Ho raccontato una realtà deformata, ho romanzato gli eventi, ho esasperato i difetti dei miei personaggi. C’è da tenere presente che è Edgarda a narrare i fatti, non io. Edgarda ha un occhio ipercritico nei confronti del prossimo, dice tutto ciò che gli altri non vorrebbero sentirsi dire. Io, per questo motivo, la adoro.»

C’è un libro famoso che ti piacerebbe avere scritto e/o un autore che vorresti incontrare (o avere incontrato, se si potesse viaggiare nel tempo)?

Dentro il muro di Janet Frame, la mia scrittrice preferita. Avrei voluto incontrarla sì! Sarei corsa nel suo giardino incolto a Dunedin fino alla casetta che aveva cercato di recintare alla buona con piccoli mattoni. L’avrei sicuramente disturbata (anche lei è stata una bambina solitaria), ma avremmo potuto bere il tè in camera da letto come era solita fare, raccontandoci i nostri rispettivi manicomi di provenienza.

Come si spiega, a tuo parere, il successo della letteratura erotica post Cinquanta sfumature e del genere steamy per teenager?
Lo steamy è un genere ibrido, sospeso fra sentimento e perdizione: c’è la storia d’amore, ma non mancano le mutandine volanti. Io – Maria Silvia ex bambina solitaria di anni ventotto – non leggerei mai un romanzo steamy. Ma la domanda che mi pongo è: se avessi tredici anni in meno, lo leggerei? Forse sì. Credo che tutto ruoti attorno alla speranza. Esce un titolo chiacchierato, ci sono gli ingredienti cari a Cupido, ma si vocifera circa pruriginosi passaggi che spalancano le porte al sesso, tema che esercita un discreto fascino sull’adolescente. Così il giovane lo legge, si sente compreso e spera di avanzare verso quel mondo adulto che lo tratta già da adulto.

Naturalmente si corrono dei rischi. Questo erotismo sulla carta potrebbe rivelarsi meno avvincente del previsto. Il mondo degli adulti consiste in prove di coraggio assai più scabrose di quelle che si affrontano in camera da letto. E l’amore potrebbe risultare un concetto inquinato, a fine lettura. Io consiglio ai giovani lettori di leggere Claudine a scuola di Colette. Di arrivare all’ultima pagina, richiuderlo e chiedersi “ma dov’è l’erotismo in questo libro?”. Quindi di rileggerlo una seconda volta.

Prima di salutarci, abbiamo chiesto a Maria Silvia qualche consiglio di lettura, visto che l’estate è alle porte e siamo alla ricerca di nuovi libri da portare in vacanza.
Matilda con la A di Cecilia Mazzeo, Anita friggeva d’amore di Marta Casarini e Nient’altro che amare di Amneris Di Cesare sono i titoli suggeriti dalla nostra scrittrice, che ha spiegato: «Ho vissuto una serata letteraria pochi giorni fa con queste tre autrici, ho letto i loro libri, mi piace parlare alle lettrici con cognizione di causa. Sono tre interessanti caleidoscopi sull’amore e sul cambiamento, tre stili radicalmente diversi che puntano al pubblico, scivolando fra dolore e ironia senza indossare maschere. Sono romanzi forti. E per una volta non mi riferisco a sfumature di colori vari, ma a storie di donne che emozionano altre donne passando – ma tu guarda! – per il cuore.

Concludiamo con una citazione tratta dal romanzo, che Maria Silvia ha scelto per le lettrici: “E allora io ti dico, oh bellina, con una mano scrivi e con l’altra ruba. Non hai molta scelta finché non diventi Agatha Christie.”
Non resta che ringraziare l’autrice per questa piacevole chiacchierata e augurare a tutti una buona lettura.