A quanto pare la mitica freccia di Cupido, quella magia che fa scoccare la scintilla amorosa tra due individui, esisterebbe, e a dimostrarlo è uno studio pubblicato sulla rivista Nature Neuroscience da Mohamed Kabbaj della Florida State University: si tratterebbe secondo Kabbaj di alcune modifiche a livello del DNA che rendono attivi due geni chiave che regolano i comportamenti di unione e fedeltà. Questa tesi nasce dallo studio sul comportamento di un animale considerato simbolo del legame di coppia, l’arvicola, o topo delle praterie americane.
Gli studiosi hanno scoperto che subito dopo l’accoppiamento avvengono dei cambiamenti nell’attività di due geni che agiscono da recettori di due ormoni: l’ ossitocina e la vasopressina. Bypassando la fase dell’accoppiamento, gli esperti sono riusciti a “indurre” l’inizio di un sentimento amoroso nelle arvicole somministrando loro un farmaco oncologico che provoca gli stessi cambiamenti genici che avvengono in natura dopo l’accoppiamento.
Risultato? La coppia di topi ha sviluppato un rapporto monogamico e duraturo. Gli studiosi hanno usato questo modello per sostenere come monogamia e fedeltà siano comportamenti presenti in natura.
Il DNA a quanto pare non solo avrebbe un ruolo decisivo nel mantenimento di una relazione stabile, ma sarebbe anche il motore della scelta del partner e degli amici. Studi recenti che hanno messo a confronto il DNA di individui che si erano scelti come amici, hanno dimostrato una congruenza genetica tra i due DNA, e, per fare un esempio, molti portatori della mutazione DRD2 hanno scelto persone con la stessa mutazione, quella che determina la predisposizione all’alcoolismo.
Cosa contraria per le relazioni amorose: studiando 95 coppie impegnate in una relazione stabile, gli scienziati hanno rilevato come ci fosse una stretta somiglianza dei codici genetici. Il motivo? Probabilmente l’esigenza di sopravvivere e ottenere una specie più forte, che unisca i geni più resistenti di ciascun individuo.
Questo per quanto riguarda la scelta del partner e degli amici, se poi si pensa alla mutevolezza dei rapporti e alla necessità di farli funzionare quotidianamente, allora non resta che pensare che siamo noi gli artefici della loro evoluzione.