I dati sul fenomeno del femminicidio sono chiari quanto allarmanti: dall’inizio del 2013 sono state uccise 81 donne, di cui il 75% da parte di un familiare o un fidanzato.Lo riporta il rapporto Eures-Anas sull’omicidio volontario: ogni 12 secondi una donna è vittima di violenza fisica, verbale o psicologica. Se si conta che tra il 2000 e il 2012 sono state uccise in Italia 2200 donne, si scopre che è come se ci fosse stata mediamente una vittima ogni due giorni.
Il tutto in un paese come l’Italia che, secondo il rapporto Eures, è uno dei paesi europei meno esposti a questa tipologia di delitto. In cima alla triste classifica ci sono Germania (con 350 vittime nel 2009), Francia (288) e Regno Unito (245).
Su Panorama.it la dott.ssa Barbara Bertolani, referente del Centro Antiviolenza presso l’Associazione Casa della Donna contro la Violenza di Modena, ha cercato di dare cinque consigli utili alle donne vittime di violenza, ben sapendo la difficoltà di tale compito perchè come lei stessa ha detto: “E’ difficilissimo creare un vademecum per aiutare le donne a “fuggire ”dalla violenza. Ciò che può essere risolutivo in un caso può invece trasformarsi in qualcosa di estremamente pericoloso sper un’altra donna. Esistono tuttavia dei consigli che le donne devono tenere presenti per cercare di difendersi”.
Innanzitutto è importante rompere il silenzio. Le donne spesso si trovano sole perchè l’uomo a cui sono legate ha fatto “terra bruciata” intorno a loro. Secondo la Bertolani: “Va bene un’amica, ma è fondamentale rivolgersi ad un centro antiviolenza. Telefonando al numero di emergenza 1522, la donna maltrattata può ricevere consigli ad hoc per evitare di mettere in pericolo la propria vita.”
In caso di violenze fisiche bisogna recarsi al pronto soccorso e conservare cartella clinica e referti che dimostrino lì i danni subiti, documenti utili per una eventuale denuncia. Per chi non riesce o non può andare al pronto soccorso è bene fare foto dei lividi e archiviarle o inviarle a un’amica, che può conservarle in modo sicuro.
Avere sempre con se il cellulare carico di batteria e soldi. Portarlo sempre in tasca poiché può essere un alleato fondamentale per chiamare le forze dell’ordine o persone di fiducia nei momenti di pericolo.
“Per una donna denunciare il proprio caso al commissariato di polizia potrebbe essere come firmare la propria condanna a morte. Molte donne, ad oggi, sottovalutano la consulenza legale, che può “guidare” in modo corretto tutte le attività di difesa di cui la donna ha bisogno” spiega la Bertolani.
Vanna Tori, vice presidente dell’Associazione gruppo Donne e Giustizia di Modena, sempre a Panorama.it ha raccontato: “In Italia esistono decine di associazioni e centri che forniscono assistenza legale gratuita a tutte quelle vittime di violenza che non possono permettersi un avvocato- Presso le nostre strutture le donne vittime di violenza avranno tutta la protezione e le consulenze psicologiche e legali di cui hanno bisogno” .