In Vallecamonica, un uomo separato da quattro anni dalla moglie, Pasquale Iacovone, continua a perseguitarla con minacce contro la sua vita, quella dei suoi genitori e quella dei loro figli, due bambini di 9 e 12 anni. A ottobre ci sarebbe stata la prima udienza del processo per stalking a suo carico intentato dalla donna, Enrica Patti. La mattina di martedì 16 luglio un’esplosione e un incendio hanno devastato l’appartamento in cui Iacovone abitava: i due figli avevano passato la notte da lui. L’uomo ora è in ospedale con l’85% del corpo coperto da ustioni e il nucleo investigativo dei carabinieri ha aperto un fascicolo per duplice omicidio a carico di ignoti. Nella serata di ieri, però, sono filtrati particolari ancora più inquietanti: i due bambini non sarebbero morti a causa dell’incendio, ma sarebbero stati sedati e uccisi prima che Iacovone appiccasse il fuoco (secondo quando tutto lascia presumere, proprio dallo stesso genitore). Una separazione difficile, minacce di morte e persecuzioni, una situazione comune a molte coppie che decidono di lasciarsi quando uno dei due non accetta la situazione. Il Sussidiario ha chiesto all’Avv. Cossar cosa può fare una donna e una madre che come Enrica Patti si trova in una situazione del genere.



In caso di minacce di morte come quelle fatte da Iacovone alla famiglia, qual’è  la prima mossa che una donna dovrebbe fare?
Naturalmente rivolgersi subito alle forze dell’ordine. Il mio consiglio è anche di rivolgersi a un avvocato perchè a volte le forze dell’ordine non riescono a rendersi conto della gravità dei fatti. Una querela più argomentata, e che può essere depositata alla Procura può velocizzare i tempi ed essere più efficace.



Il rischio di denunciare a volte è quello di inasprire i rapporti e incattivire chi ha già fatto delle minacce, come evitare questa situazione? 
E’ sempre meglio denunciare, anche se per molte di queste donne è difficile farlo perchè esiste una dipendenza, anche economica, verso i mariti e magari non c’è la libertà di scegliere un’alternativa alla vita coniugale. Certo bisogna ben argomentare le lamentele. E’ vero che a volte, tra coniugi esistono “sgambetti”, querele strumentali alla separazione e questo mette in difficoltà gli operatori legali nel dare il giusto peso alle denunce. 



In quali casi può essere tolta la patria potestà ad uno dei genitori?
La patria potestà può essere sospesa, o addirittura decade, ma secondo a mia esperienza la decadenza è molto difficile in un procedimento civile. Può succedere a seguito di una condanna penale per reati all’interno della famiglia. Nel caso dei due bambini, nonostante fosse chiara la situazione di conflitto tra i genitori, il fatto che il padre potesse vedere i figli era regolato anche dai servizi sociali, ma la frequentazione tra bambini e genitori deve verificarsi in luoghi sicuri, perchè a volte diventano strumento della lotta tra coniugi. 

Proprio in merito a quello che ha appena detto, come è possibile che i figli si trovassero a casa del padre, nonostante lui avesse già minacciato la madre di ucciderli?
Anche qui, senza voler colpevolizzare nessuno perchè non conosco la situazione nello specifico, c’erano dei servizi sociali che stavano monitorando  la situazione di questa famiglia. Purtroppo però province e comuni hanno sempre meno risorse da dedicare ai servizi sociali e di conseguenza gli assistenti fanno anche più di quello che devono fare, ma il carico di lavoro a volte non permette di seguire in modo adeguato tutte le situazioni. Forse bisognava insistere perchè questa frequentazione tra padre e figli avvenisse lo stesso ma in un luogo sicuro e protetto. 

Si può dire che la lentezza della giustizia abbia messo a rischio la vita dei bambini?

Più che la lentezza, il problema di come è strutturata la giustizia e  i problemi di cui soffre. Anche per il magistrato più oculato è difficile avere il tempo da dedicare a ogni caso specifico, con il rischio di trovare soluzioni standardizzate e quindi non efficaci in tutti i casi. 

Quale potrebbe essere la pena per Iacovone nel momento in cui fosse dimostrato che l’incendio è stato doloso? 
La pena dovrebbe essere gravissima. Mi auguro che in tutto ciò non si accavalli qualche questione relativa alla facoltà del soggetto di intendere e di volere anche solo relativa a momento specifico del crimine. 

Se lui fosse ritenuto incapace di intendere e di volere potrebbe non essere soggetto a nessuna pena?
Nessuna pena forse no, ma non adeguata ai fatti che potrebbero essere avvenuti. Noi abbiamo un codice penale fatto molto bene, ma ci sono dei minimi e dei massimi di pena e e un’altissima discrezionalità del magistrato nel decidere una pena. Se il magistrato avesse il tempo e le risorse necessari da dedicare a tutti i casi, sarebbe più facile per lui individuare la pena giusta. In una gestione industriale del diritto è evidente che non sempre ciò avviene. A volte vengono comminate pene a soggetti incensurati e per questo sospese, quando invece sarebbe necessario conoscere meglio la personalità del soggetto e la sua pericolosità. 

 

(Nicoletta Fusè)