Anna Laura Millacci, compagna da 13 anni del cantante Massimo Di Cataldo, ha pensato di denunciare le violenze subite dal compagno con un lungo post su face book, accompagnato dagli autoscatti che mostrano il suo volto tumefatto.
Una decisione che sta facendo molto parlare e che soprattutto potrebbe diventare un fenomeno diffuso presso tutte quelle donne vittime di violenza da parte di mariti e compagni che spesso on trovano un riscontro rapido da parte delle forze dell’ordine.
Sicuramente mostrare la violenza su un social network, davanti ad un pubblico potenzialmente infinito è un modo estremamente efficace di farsi vedere e ascoltare, di essere considerate, e anche se  non tutti sono d’accordo proprio le forze dell’ordine non lo vedono di cattivo occhio.

Per loro il punto è rendere pubblica una cosa che rischia di rimanere perennemente nell’ombra. Resta poi il nodo legale della questione: il violento potrebbe comunque rimanere impunito.
Su La Repubblica, Maria Novella De Luca spiega la posizione di un giudice di Milano, Fabio Roia “ il gesto di Anna Laura Millacci, che non è andata dai carabinieri o dalla polizia per raccontare il suo incubo domestico con il cantante Massimo Di Cataldo, ma ha scelto l’infinita platea di Facebook, è un gesto da rispettare”
Secondo Roia: “Le donne denunciano i mille modi, e non credo che questo porterà ad una disaffezione verso le istituzioni. Al contrario, se altre vittime troveranno attraverso i social network la forza di ribellarsi, questa ragazza avrà tracciato una strada”.
Anche Emanuela Moroli, presidente di Differenza Donna, a capo di una vasta rete di centri antiviolenza, avverte che «è ben difficile inventarsi una storia del genere, e se c’è bisogno di Facebook  per accendere i riflettori sulla violenza domestica, dovremmo riflettere su che cosa  sta succedendo nella società ».