Giulia è in fuga, come scrive in una lettera indirizzata al quotidiano “La Repubblica”. Giulia è una donna come tante, giovane, piena di vita, eppure costretta a vivere nascosta, in una località segreta, senza la possibilità di vedere amici e parenti perché deve proteggersi dal suo aguzzino. Una lettera straziante la sua, le parole di una vittima che vive come se fosse in carcere per sfuggire alle mani del suo carnefice, un ex fidanzato violento che l’ha in più occasioni minacciata di morte e poi picchiata, violentata e segregata in casa a causa della sua gelosia. Per salvarsi la ragazza è dovuta fuggire di nascosto, portando con sé solo i vestiti che aveva addosso e mettendo in scena la sua scomparsa, aiutata dai servizi sociali. I dettagli della vicenda non sono chiari, ma sta di fatto che Giulia è felice di aver trovato la forza di sottrarsi alla sudditanza psicologica che la legava all’uomo che diceva di amarla e poi la colpiva selvaggiamente e la insultava. “Tutto è accaduto molto gradualmente e Mario è stato un maestro nel dosare con me dolcezza e attenzioni a momenti di prevaricazione e violenza”, ha detto per spiegare perché non fosse riuscita a lasciarlo subito. Fattasi forza è riuscita a denunciarlo con il risultato di essere messa lei “in un gabbia con tanto di lucchetto”, mentre “il predatore” che dovrebbe essere punito per la sua violenza “se ne gira beato per la città mietendo vittime”. “Spero che le forze dell’ordine accolgano queste richieste di aiuto e non rimandino le vittime nelle mani dei loro torturatori”, continua poi Giulia con forza anche se vede questo come una conquista ancora lontana, dal momento che salvarsi “non è possibile se lo Stato non si mette dalla nostra parte e non fa finalmente una legge (già presente negli altri paesi dell’Ue) che punisca i veri colpevoli e non noi vittime”. E, nel frattempo, continua a vivere come un’innocente prigioniera, osservando dalle barre il pericoloso ex compagno ancora a piede libero.