Prende il via oggi la settantesima edizione del festival di Venezia. 21 film in concorso, 17 nella sezione Nuovi Orizzonti e 20 Fuori Concorso, un presidente della giuria nostrano, Bernardo Bertolucci, e la guida del direttore Alberto Barbera, che descrive il Festival come “un’istantanea del cinema di oggi, con un occhio al mercato e uno al cinema d’autore”. 



Agli appassionati di cinema  e agli spettatori del Tg5 che giorno per giorno vorranno seguire le news dal Lido, con le cronache delle proiezioni e le immagini delle star sul red carpet, saranno familiari la voce e il volto di Anna Praderio che da anni si occupa di portare nelle case un piccolo grande pezzo di quella che è la magia del cinema. 



Il Sussidiario ha incontrato questa giornalista che, unendo in parti uguali tenacia e passione, ha fatto del suo amore per la settima arte una professione e una missione. 

Ci vuole raccontare come è nata la sua passione per il grande schermo?

È nata durante gli anni del liceo e all’inizio dell’università, ovviamente come spettatrice. Erano gli anni ‘70, una stagione molto vitale per il cinema, specie quello americano. Andavo nei  cineclub milanesi e alla cineteca. Il cinema mi ha conquistata come mezzo di informazione, di comunicazione, sia come momento di grande emozione personale, e così ho cominciato a desiderare di farne il mio lavoro. Penso che il cinema sia qualcosa che ti cambia molto, se ti fai “attraversare” profondamente. Quindi la passione è nata così.



E il passaggio verso la sua professione? 

Durante il periodo universitario ho iniziato a fare dei lavoretti per mantenermi e ho deciso che avrei provato a fare il mestiere che mi interessava ad ogni costo. Ho iniziato a collaborare con le pagine milanesi de la Repubblica, poi in una piccola tv privata e poi, poco alla volta, ho avuto la fortuna di andare a lavorare a Mediaset.

Ci sono dei film che aspetta con particolare curiosità tra quelli che verranno presentati a venezia?

Quella di quest’anno è la settantesima edizione quindi ci sarà qualcosa di molto interessante: un film collettivo di 70 registi di varie nazioni, dedicato proprio al Festival di Venezia.

I due film del concorso che aspetto con più attenzione sono il film italiano “L’intrepido” di Gianni Amelio, con Antonio Albanese protagonista. Il film affronta il problema della crisi attraverso il personaggio di un uomo che non ha lavoro ma che cerca di non arrendersi. E’ una storia affrontata con spirito chapliniano.

Poi sono interessata a un film americano del concorso, Parkland, un affresco alla Robert Altman sull’omicidio del presidente Kennedy. Ricostruisce l’omicidio di John Kennedy dal punto di vista di diverse persone che quel giorno si trovavano a Dallas.

Facendo riferimento al cinema contemporaneo, quali sono i suoi “miti”? 

Il regista che amo di più in assoluto e che, anche se non è più un debuttante trovo sempre attualissimo, è Woody Allen, che con la sua capacità di rinnovarsi ha accompagnato molte stagioni della nostra vita.

Un altro regista che amo molto e che sarà presidente della giuria quest’anno a Venezia è Bernardo Bertolucci.

Mi interessa molto anche il cinema al femminile, che seguo con attenzione.  Tra i film di quest’anno ho apprezzato molto il lavoro che ha fatto Maria Sole Tognazzi con “Viaggio Sola” e all’intento della nuova generazione italiana amo molto Sorrentino.

Infine mi è piaciuto molto “La migliore offerta”, penso che con questo film Tornatore sia tornato a una grandezza da Oscar.

Invece tra gli interpreti chi sceglierebbe?

Seguo sempre con molta passione il cinema americano, e per quanto riguarda le attrici, una che mi ha dato molto negli anni è Nicole Kidman: l’ho amata molto nei film degli anni ‘90 e all’inizio del nuovo millennio, e adesso sono curiosa di vedere come interpreterà il ruolo di Grace Kelly .

Oltre al cinema esistono altre aree dell’informazione che ama e che le piacerebbe affrontare?

Lavorando al Tg5 mi capita di occuparmi di spettacolo a tutto campo e una parte che mi piace molto è la musica.

Negli ultimi anni poi mi stimola il web per il ruolo che ha avuto nella società, nella comunicazione, ad esempio attraverso i social network. Penso sia lo strumento di massima democratizzazione e che rappresenti il futuro. 

Infine, le vorrei chiedere quali pensa siano state le componenti più importanti nella sua carriera di giornalista? 

Per primo direi la tenacia, una caratteristica molto mia. Il non arrendersi alle difficoltà, essere costanti e cercare di andare avanti per una cosa che ami. Io credo molto nel valore del lavoro, nel cercare di infondere passione in quello che fai, quindi una grande voglia di lavorare unita alla passione.

E aggiungerei la bellezza del lavoro di squadra. Lavorando in tv, il giornalismo è fatto di un  gruppo di persone, un operatore, un montatore, la ricerca immagini, la produzione, la segreteria di redazione…  E’ bellissimo ritrovarsi in un gruppo di persone con una passione comune, che collabora allo stesso progetto. 

 

(Nicoletta Fusé)