Vacanze sinonimo di relax. Staccare la spina, cambiare ritmi per rallentarli e allontanarsi dagli impegni: un momento desiderato e a lungo sognato. Ma è sempre vero?

A volte proprio “il vuoto” che la lontananza dagli impegni quotidiani crea dà vita ad angosce e, nei casi più gravi, momenti di vero e proprio panico.Sembra un paradosso ma non è così, e spesso c’è il pudore nel rivelare una situazione apparentemento incomprensibile, che può colpire in vacanza ma anche nel week end, dando vita ad una specie di “panico da relax”. 



Secondo quanto spiegato dal portale Riza.it, le persone particolarmente predisposte a questo fenomento sono quelle che per motivi psicologici e “biografici”, non sono inclini all’introspezione, sono poco in contatto con le proprie emozioni più profonde e anzi, si difendono da esse con un’attività continua, frenetica.



Sono persone che tendono a circondarsi continuamente di amici e impegni, in un’attività fisica, mentale e a volte anche “alimentare” continua. Solo il fatto di ricevere pressioni all’esterno riesce a dare a questi soggetti la sensazione di sicurezza che cercano. In questo modo però le emozioni non fluiscono verso l’esterno e restano imprigionate dalla continua pressione esterna, per poi sprigionarsi in modo esplosivo proprio nei momenti di libertà.

Le situazioni più a rischio per questi attacchi sono oltre a vacanze e week end, i lunghi iagggi in macchina senza parlare e senza una radio, durante la visione di film non adrenalinici, durante la notte, nei momenti dedicati allo svago, quando ci si trova in  malattia o in caso di disoccupazione… 



Se in questi sintomi avete riconosciuto voi stessi o un vostro amico o parente, vi starete chiedendo cosa si può fare per uscire da questo disagio.

Secondo gli esperti la cosa miliore è non staccare la spina in modo improvviso e radicale ma diradare le attività gradualmente.

L’attività fisica è un ottimo antidoto:  effettuare per 20 minuti al giorno l’esercizio “della bicicletta”; con la schiena a terra su un tappetino effettuare alternativamente per cinque minuti movimenti veloci e movimenti lenti.

Infine con l’aiuto di un professionista nel campo della psicologia è possibile farsi insegnare delle tecniche corporee di rilassamento di tipo attivo (in cui cioè è il “paziente” a gestire la situazione) da portare avanti da solo nelle settimane successive, in un alternarsi di attività e passività per arrivare gradualmente a gestire senza disagio una passività totale.