Adotta un ragazzo. Furoreggia in rete, dicono. No, non è un sito promosso da congregazioni missionarie per sostenere a distanza giovani in difficoltà. Né un’idea sponsorizzata dalla Boldrini per far fronte all’emergenza immigrazione. Il ragazzo si intende nel senso di “boyfriend”, e adottare risulta un eufemismo per significare scegli, contatta, divertiti. Un harem di gigolò per signore attempate e sole? Neanche questo, perché a scorrazzare sul sito si presentano in bell’evidenza “le ultime clienti”, e se fa fede l’età dichiarata, la media è bassina, una ventina d’anni, poche sono più mature. Termine inappropriato, “mature”, per chi sceglie di fare shopping di uomini via internet, ma lo sappiamo, è una moda dilagante, traduzione telematica degli annunci sui quotidiani o della posta del cuore sulle riviste femminili.
Con una novità: la sfrontata e ostentata affermazione di una presunta libertà femminile, una spregiudicatezza che apparentemente esclude la volgarità e opta per l’umorismo, la sprezzatura, all’insegna di un neofemminismo cosciente e solido che rivendica il sacrosanto diritto di cercarsi un uomo per incontri ravvicinati, esattamente come da decenni fanno i maschietti. Il concetto di base, citano, è semplice: il cliente è re, in questo caso, è regina. Cioè, come diceva già mia nonna, la merce dal macellaio per il suo prezzo viene venduta tutta. C’è chi compra il filetto, chi le ali di pollo. Scusate la rozzezza metaforica, e la parola “merce” attribuita a persone. Ma se tu apri la pagina del sito con in alto a destra “i nostri prodotti”, e hai perfino un “carrello” da riempire, non si tratta di merce? Non è come stare in un virtuale negozio Ikea, o riempire cesti di cibarie per i regali natalizi? E allora, scegliamo, e ficchiamo in sto carrello, che però non verrà recapitato direttamente sul pianerottolo, come fanno i supermercati. Perché tocca alla merce farsi viva, rispondere, dialogare per conoscersi, prendere eventuale appuntamento, eccetera. Al solito, con tutte le raccomandazioni del caso: prudenza, non dare indirizzo di casa, portare con sé un cellulare, non fidarsi di chi pare risiedere in un paese lontano, e altre pillole di saggezza per queste ragazzine che occhieggiano tra le ultime acquirenti, non delle strafighe, ma neanche bruttine stagionate. Ragazze normali, ahimè, quelle che incontri tutti i giorni alla fermata dell’autobus o in università. O a casa tua, tra le amiche di tua figlia.
Proviamo a fare shopping, anche perché in stagione estiva ci sono offerte interessanti: “la settimana internazionale del baffo”, ad esempio, per chi trova i mustacchi particolarmente sexy. O la serie speciale “carote”, da intendersi pel di carota, capelli rossi, che sono una rarità, se non si vive in Irlanda. Che dire poi di dolcissimi “orsi”, ovvero nerboruti e panciuti, deliziosi morbidi pelosi orsacchiotti da coccolare?
“Liquidazione totale” per i ricci, chissà perché, quanti sospiri per il De Andrè che cantava Andrea, riccioli neri… Sarà cambiata la moda. Infatti, tra le selezioni migliori ci sono i tatuati e piercingati, quasi tutti rasati, o i geek, in “imponente sbarco”, leggasi occhialino tartarugato, camicia e cravatta, capello rigorosamente corto, stile laureato in Bocconi o alla Luiss.
Dipende dai gusti, of course, anche dalle possibilità delle clienti, dalla concorrenza, ma alla bisogna c’è roba per tutte, alla voce “prodotti locali”, senza dimenticare il “bonus pack”, immagino per chi sceglie il tre per due, o qualcosa del genere. Tanta spiritosaggine invoglia la curiosità, e amerei una passeggiata perlomeno in “pelosità”, non perché prediliga particolarmente il genere, ma perché conviene, “ogni baffo nel cestino, una barba offerta”, vale la pena. Però non si entra senza iscriversi, indirizzo email, età, interessi, esigenze. Non pensate subito male, la verrina serve, spiegano i gestori, anche solo per una chiacchierata, e più contatti hai, più punti guadagni, e non oso pensare al premio; il sesso subito e per tutti non è l’obiettivo, precisano con pruderie, e infatti sono vietatissime le foto di nudi: c’è chi vuol solo scambiarsi “parole dolci” e sulla pagina un segnanumeri scorre, ininterrotto, stiamo a 10098,99, 10.100…parole dolci.
Chissà quante Anto, quante Sick o Liaaamore (nomi d’arte naturalmente) in quest’attimo stanno navigando per trovare l’anima gemella, provandoci con messaggi mielosi. Varrebbe la pena iscriversi, entrare in questa community di ragazze che osano abbordare i ragazzi loro per prime, sai che conquista, far crescere la propria popolarità, immettere nell’etere un po’ di foto. Non rischio l’intasamento della posta personale con cataloghi maschili. Rinuncio, anche questa volta, all’affermazione della mia libera volontà, mi piego come sempre alle regole di una società maschilista ipocritamente mascherata dal pudore, rinuncio al baffo e perfino ad un riccio qualsiasi in crisi di identità, a scopi umanitari. E mi chiedo, ma uno straccio di bar dell’angolo con dei videogiochi, un campetto da calcio parrocchiale, una palestra non dichiaratamente gay, una pizza con i colleghi di lavoro, non sarebbero più utili e pratiche allo scopo? E una riflessione, ragazze determinate e libere, che razza di uomini saranno mai quelli disposti a farsi catalogare, visionare, selezionare come barattoli di marmellata o sedie da ufficio? Sicure sicure che abbiano gli attributi giusti per soddisfare l’eterno, naturale, umanissimo bisogno di affetto, condivisione, tenerezza? Che non sia meglio sceglierseli alla moda antica, incontrandoli, i principi azzurri?