Si chiama Benedetta Bruzziches, ha 28 anni e viene da Caprarola, un paesino in provincia di Viterbo che conta 5600 abitanti.

La sua storia, raccontata oggi su Corriere.it, è quella di una ragazza con una grande passione per l’abbigliamento e il design, lavorativamente nata in Italia e oggi esportata in tutto il mondo: le sue borse sono vendute soprattutto negli Emirati Arabi, in Russia, in Cina e negli Stati Uniti.



Ha 23 anni quando, mentre lavora per Romeo Gigli, si trova a Bologna a fare ricerche per il settore abbigliamento e, dentro un ascensore, ha l’incontro che le cambia la vita.

Un imprenditore indiano le propone di andare in India a disegnare borse per la sua azienda. Benedetta ha studiato design ma non ha mai disegnato borse, tuttavia decide di provare e lanciarsi”bluffando” in questa avventura. Con un budget di 15 mila euro per la sua consulenza, realizza la prima collezione di borse che porta in Italia da presentare ai vari showroom, fiduciosa di poter realizzare delle vendite.



Ma Benedetta è troppo giovane e in Italia nessuno è disposto a investire su di lei. Tuttavia le consigliano di presentare la sua collezione alle fiere di settore. Poco a poco il suo lavoro riceve diversi riconoscimenti: il Premio del Presidente della Repubblica come designer emergente e lo stesso premio da parte di Vogue Italia. 

La sua è una passione che trova ispirazione nei suoi ricordi di bambina, nei materiali che da ragazzina usava per creare i primi vestiti e i primi accessori, inclusi innaffiatoi, scatoloni, stoffe trovate per casa, ecc… 

Parlando del suo lavoro si sente un certo rammarico per le possibilità limitate che l’Italia concede ai giovani e la necessità di recuperare i valori che hanno fatto grande il notro Paese, come la fatica, e una valorizzazione dell’artigianato “made in Italy”.



Dalle parole di Benedetta traspare l’energia di molte donne con la voglia di creare e di fare, una categoria di donne che, oggi più che mai, non solo per predisposizione personale, ma anche per necessità, sono portate a muoversi su diversi fronti, essere fuori dagli schemi e dai percorsi precostituiti diventando in un certo senso “imprenditrici di se stesse”.