Se lo avessi avuto sottomano quindici anni fa, di certo non avrei esitato a brandirlo come arma di autodifesa. Proprio contro di lui, il mio allora fidanzato, quando – subito dopo avere accennato alla Proposta per eccellenza – mi ha interpellato su quanti figli volessi. Esatto, QUANTI; Il SE non era un’opzione. Ora. C’è da dire che all’epoca io, davanti a un bebè, mi entusiasmavo come dinanzi a un passato di bietole per cena. Cosa potevo farci se da ragazza mi sentivo l’istinto materno di un comodino? Allora, il risultato di una ricerca inglese 2014, condotta su cinquemila persone con-e-senza figli, mi sarebbe stato proprio utile: le coppie con prole sono più insoddisfatte della loro relazione, più infelici di quelle che non genitoriali. Con nonchalance, avrei sfoderato l’output dell’indagine sotto il naso dell’impaziente futuro marito-padre, osservato la sua reazione davanti al mio “Amore, pensiamoci bene prima di procreare. Guarda cosa dicono le statistiche…”.
E probabilmente, la discussione con l’inarrendevole filosofo, sarebbe andata così.



Il fidanzato, impaziente padre di famiglia, avrebbe inarcato le sopracciglia tra il divertito e l’incredulo:
– Coppie più felici senza figli? Cos’è questa novità? Innanzitutto bisogna avere chiaro di cosa stiamo parlando. Sentiamo: cos’è la felicità? Sei sicura che gli intervistati non ne abbiano scambiato il senso ultimo per l’emozione suscitata da un sentimento di serenità-spensieratezza-complicità?  Oddio. Appena datogli il LA, già mi sarei ritrovata a bocca mezz’asciutta. Tanto che, interrogata a bruciapelo sul confine tra contentezza e felicità, mi sarei impantanata più veloce di un triciclo sulla salita del parco Lambro.
– Certo, io non so bene classificarti il concetto di felicità – avrei cercato di replicare – ma qui si parla di più di duemila coppie che hanno risposto a un questionario. Insomma, i ricercatori sapranno pure il fatto loro. Hanno incrociato i dati…
– I dati di persone di ogni status, età ed orientamento sessuale. Qualcuno i figli li ha, qualcun altro non sa nemmeno se i bambini escan prima con la testa o coi piedi. Il campione non è omogeneo!
E che voleva dire? Per me – baldanzosa ventiquattrenne – il concetto di campione non omogeneo si fermava ad una bustina di crema idratante un tantino rappresa. Non avrei visto il problema.
– Poi, come fai a paragonarti agli inglesi? Tu che ti fidi delle indagini – avrebbe incalzato lui – lo sapevi che nel Regno Unito una donna su tre dichiara di preferire il proprio cane o gatto al marito? Tanto da inserirlo nella sua anagrafica familiare…
Poi, sentendosi minacciato, il potenziale padre avrebbe affilato le unghie, arruffato la barba e affondato: – Vuoi affidare la tua realizzazione a qualcuno che ha appena lasciato in eredità un openspace vista-Soho a un quadrupede meticcio anziché a un figlio?  



C’è poi da dire che davanti a un articolo, a differenza di me che mi fermo al sottotitolo e galleggio sulle prime righe, lui – quando si mette di buzzo buono a leggere uno studio – va giù fin alla fine a toccare il fondo dell’ultimo paragrafo. Tanto che è proprio dalla stessa ricerca che mi avrebbe fatto saltar fuori la sorpresa, come una moneta d’oro poggiata sul fondo della fontana: in termini di felicità assoluta, le madri si sentono più appagate e realizzate delle non-madri. 

Ora. Messi assieme i pezzi, avrei cercato di capire il segreto inglese del successo: per essere felice avrei dovuto essere madre. D’accordo, avrei incassato. Ma a causa dei figli, il rapporto di coppia ne avrebbe risentito in negativo. Dunque, probabilmente la situazione ideale sarebbe stata che io, donna, avessi dei figli all’insaputa di mio marito. Eh già, sarebbe stato l’unico modo per salvare capra e cavoli. La salvaguardia dei cavoli peraltro sarebbe divenuta indispensabile, visto che avanti di questo passo, gli individui sarebbero dovuti pur saltar fuori da una qualche parte. 
Viceversa, sempre secondo lo studio british, gli uomini parrebbero i più scontenti dello status di genitore. Forse per i giorni di calcetto saltati, le ore di sonno mancate, i minuti di sesso omessi… 



Fatto sta che è andata così: in mancanza di una siffatta ricerca, quindici anni fa ho affrontato il neo-marito disarmata di teoria; e ha prevalso la pratica. Tuttavia, senza i preziosi consigli d’oltremanica, ho evitato il tradimento; anche se ora ho quella strana sensazione di sentirmi una bestia rara nel classificare il mio rapporto di coppia molto soddisfacente. Questo ‘nonostante’ tre figli, tre favolosi doni dal Cielo, per i quali darei la vita seduta stante se solo fosse necessario. 
Quanto a lui e alla sua felicità, quella del marito, si dovrebbe sentire la sua campana. Non ha mai saltato un allenamento di calcetto, ma forse perchè  per lui il calcio non è mai stato uno sport ma un elemento chimico del formaggio; non ha mai rimpianto due ore in più di veglia a notte, per la ghiotta opportunità di vederci un film fanta-criminale, magari con annessa spaghettata olio-e-parmigiano a mezzanotte; quanto al resto delle privazioni… non è mai stato il tipo da arrendersi tanto facilmente.   
My Darling, fortuna che ti ho conosciuto long time ago…