Caro figlio,

Proprio mentre tu sei a scuola alla presa con le tabelline, io qui a casa sto facendo i conti con un moltiplicarsi di dubbi. Sì, perché mi è appena capitato tra le mani un articolo in cui si parla della smemoratezza dei figli maschi. Eh già, riguarda anche te. Si dice che ti sto allenando poco a ricordare: secondo uno studio pubblicato di recente, mentre alle femmine le madri chiedono con costanza informazioni e racconti, ai maschi non si dedica altrettanta attenzione e pertanto il sesso forte sviluppa ricordi meno accurati e ricchi. Per farla breve, sto allevando uno smemorato. 



C’è da dire che non tutto quel che si legge vien per nuocere; ora ad esempio so che – nel caso il tuo papà dimenticasse il nostro prossimo anniversario – non dovrò prendermela con lui, ma farò meglio a vedermela direttamente con la nonna, responsabile ultima di questa memo-defaiances… Ma c’è anche qualcosa che mi pungola e con cui non son d’accordo: nel dire che questa smemoratezza è colpa mia, si insinua il rimprovero di non stimolarti alla stregua delle tue sorelle. In nome di una par-condicio maschio-femmina, pare mi suggeriscano d’ora in avanti di comportarmi diversamente con te.     



Così, mentre tu oggi pomeriggio avrai solo voglia di giocare a guardia e ladri col tuo cuginetto, forse dovrei inchiodarti al tavolo del the e costringerti a sparar fuori quel che hai fatto stamattina, tutto fino all’ultima cartuccia. Se infatti non ti abituo a esternare le tue emozioni, corri il rischio di dimenticarle. Adesso però mi domando: vogliamo proprio rivangare come ti sei sentito quella volta che – in preda al mio giro infernale di accompagnamenti pomeridiani – mi sono dimenticata di venirti a prendere al calcetto? Diavolo, no! O di come ti sei sentito quando ti abbiamo sequestrato per una settimana la tua amata fionda per uso improprio contro il gatto del vicino? Sai cosa ti dico? Va bene così! Ti dirò di più: se al momento della cena in famiglia non rimesto le tue emozioni come un minestrone, non riesco proprio a sentirmi in colpa.     



Eh già, perché nell’articolo si parla proprio di ‘colpa delle madri’. Ma sai come la penso? Che io, più che di riprovevole mancanza, piuttosto parlerei di rispetto: rispetto per i tuoi spazi, per quella sfera dell’altro sesso che mi sarà sempre e inevitabilmente estranea.  

Riguardo per la tua piccola caverna (come tutti gli uomini di questa Terra, son certa che anche tu te ne stai costruendo una), dove nascondi biglie raccattate, disegni strappati, screzi con la tua sorellina e caramelle sotto il cuscino. Perdonami se resto fuori dal tuo nascondiglio, se non provo a tirare fuori tutto come una ruspa. Credimi, non è per menefreghismo se ti tratto diversamente dalle tue loquaci e dirompenti compagne di cameretta.            
E’ che talvolta il confine tra educare a raccontare e pretendere una confessione rischia di essere più sottile dello spessore di una foto ricordo. E io – se non è necessario – non vorrei mai oltrepassarlo.

Comunque…, così per dire, la festa della mamma è il 10 di maggio. Ma non preoccuparti; anche se te lo scorderai, quest’anno non te ne farò una colpa.