Ogni piccino si prende quelli che gli capitano. Un po’ come succede per i regalini a sorpresa degli ovetti, stessa sorte è riservata ai genitori: capitano, non si scelgono. 

“E se invece i figli potessero scegliere i propri genitori?” L’idea provocatoria è stata partorita da uno spot norvegese per sensibilizzare gli adulti contro la dipendenza dall’alcol. Il cortometraggio mostra due bambini che entrano in un orfanotrofio ‘a rovescia’ per decidere i genitori che li cresceranno. I due adocchiano diverse coppie affettuose e cordiali ma sfortunatamente non possono optare per nessuna di esse. Devono ‘accontentarsi’ di portarsi a casa una coppia che litiga sotto l’effetto dei liquori. Una delusione: il malumore aleggia nell’aria combinandosi con i fumi dell’alcol e la scena si chiude aprendo una domanda: “Ma se i due fratellini avessero potuto realmente scegliere?”. Ovviamente la questione è bizzarra quanto assurda, ma quando ci sono incappata mi ha fatto pensare d’essere io al posto di quegli adulti in lizza per un posto da genitore.
Se i figli potessero scegliere da chi farsi accudire, temo che io – con la mia dipendenza da telefonino – sarei ancora lì ad aspettare. Sì perché i bambini vedono lontano e mi immaginerebbero – neanche il tempo di portarmi a casa – già ubriaca di messaggi, fotografie e quant’altre app. Farmi alzar il capo – anche solo per imbastir la cena – potrebbe voler dire per loro un’impresa epica. Altro che distogliere un ragazzino incollato al dvd degli ultimi supereroi. 
A proposito di cena, se i figli potessero scegliere, io – con il mio abuso di surgelati – sarei ancora lì, ad aspettare, fra scorte di Findus e preparati di Orogel a prova di crisi d’astinenza. Magari non li uso poi così spesso, ma tenerli sempre in fresco mi rassicura. I bambini però pensano di fiutare in fretta, le mamme-manicaretto dalle mamme-scorciatoie. E chi avrebbe voglia di tenere inchiodata una mamma-scorciatoia al tavolo della cucina per farle preparare una pizza in casa? Al confronto, far star seduto uno scolaro fin al termine dei compiti di matematica sarebbe un gioco da ragazzi. 



Se i figli potessero scegliere, io – con la mia dipendenza patologica da puntualità – sarei ancora lì ad aspettarli, con l’orologio in una mano e la tabella di marcia dall’altra. Me lo si legge in fronte che io sono una di quelle che catapulta fuori di casa – lei e tutti quanti – sempre almeno cinque minuti prima del necessario. Se son dieci, meglio. L’idea che io storca il naso davanti a compiti del weekend ultimati oltre le tre del sabato pomeriggio non li affascina. Insomma, gestire una mamma ad orologeria che all’avvicinarsi dell’ora x ansiolizza chiunque le capiti a tiro è una faccenda che richiederebbe troppo tempo. E con me, intuiscono che non ne avrebbero. E se poi – una volta scelti i genitori – i figli dovessero pentirsi della selezione fatta? Sarebbero in grado di sopportarne il senso di colpa?



Grazie a Dio, i figli non possono scegliersi i genitori. Per fortuna, non solo mia, ma anche loro. Sì, perché altrimenti rischierebbero di perdersi la singolare e stupenda opportunità di educare degli adulti. Ciascuno con i propri inevitabili difetti. 

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