Care signore, se una volta eravate devote seguaci del Cucchiaio d’Argento, oggi – senza imbrattare fior di stoviglie – potete sfogliare la Treccani sul divano e ottenere ugualmente un effetto tiramisù. Sì, perché una nuova ricerca ha di recente scoperto che imparare una nuova parola può attivare nel cervello gli stessi circuiti di appagamento che si innescano durante attività piacevoli; degustare buon cibo in primis. Buono a sapersi per noi mogli. Noi che facciamo così spesso fatica ad aiutare i nostri bravi mariti a tener duro con la dieta.
Io stasera, ad esempio, per cena gli faccio trovare una tazza di sedano bollito e… al posto della Gazzetta dello Sport, gli metto davanti la parafrasi del terzo canto del Paradiso. Spiegazione verso-per-verso che, tra l’altro, mi prenderà più tempo della cottura di un brasato al barolo. Tanto per chiarire. Speriamo solo che lui la prenda bene. Il discorso vale anche per me: la prossima volta che sul lavoro avrò voglia di qualcosa di buono, altro che la macchinetta-snack del terzo piano: due chiacchiere con la nuova stagista tedesca di reparto gioveranno al suo inserimento e alla mia linea.
La soddisfazione da nuovo-idioma non scatena però appagamenti paragonabili solo a quelli di carattere culinario. La gratificazione sarebbe simile anche a quella derivante dalla passione.
Cari mariti, non stupitevi pertanto se stasera, quando raggiungerete in camera le vostre amate, troverete il loro solito polpettone-rosa chiuso sul comodino. E scoprirete invece le vostre lettrici concentrate a sfogliar la relazione di collaudo dell’impianto elettrico. Se lo studio è veritiero, infatti, volete mettere l’euforia che dei documenti fitti di tecnicismi possono accendere nei non addetti ai lavori?
“Tesoro, hai visto il referto della colonscopia di mia mamma?”. Così, come preliminare. Basta fare due conti: l’italiano colto conosce mediamente 40mila parole. Ma il nostro idioma ne contempla quattro volte tanto. Ora: abbiamo almeno centomila attimi di soddisfazione a portata di mano di cui prima si ignorava l’esistenza.
Cari signori dunque, la prossima volta che rincasate con inaccettabile ritardo, lasciate perdere l’azalea del fiorista all’angolo: regalate un vocabolario! Al limite, anche qualche foglio per volta va bene. Anzi, siate previdenti: teneteci da parte in caldo le pagine dalla P in avanti per quando ci arriverà la tiepida menopausa e ve ne saremo grati sul lungo termine.
Dobbiamo insomma ammettere che stavolta gli scienziati ci han regalato proprio degli belli spunti. Sarà la volta buona che – davanti a un nuovo termine a piè di una pagina noiosa – non ci faremo più prendere dalla solita … pandiculazione.