Proprio i single, esemplari noti in molti casi per essere esigenti e carrieristi, salveranno i matrimoni dallo sfascio dei divorzi. La provocazione – certamente accattivante per avventori di librerie – è discussa nel libro della giornalista americana Sara Eckel “It’s not you”, un saggio che per ora circola solo in lingua inglese. Ma questo non ha fermato la mia amica B., che ha tosto spolverato il suo corso on-line di British-english e alla fine c’è arrivata in fondo. Manco a dirlo, mi ha subito chiamata per condividere con orgoglio la sua nuova teoria dei single alla riscossa. B. vanta quarantaquattro anni, un cane e l’usanza di saltare di fior in fiore dai tempi del liceo come un’ape operaia . Il libro l’ha conquistata, potremmo dire come mai un uomo è riuscito a fare finora.
“Tanto per cominciare” ha attaccato con l’aria di illuminarmi sul segreto di come stare al mondo “leggendo il libro, ho realizzato un punto: una donna che rimanda il matrimonio, un domani potrà affrontarlo ben armata: titoli di studio, lavoro sicuro e solidità economica”. Per un attimo, ho pensato che stesse parlando di sposare la carriera. “Bè, certo” ho dovuto ammettere “iniziare la vita a due con un impiego precario e un mutuo ventennale è sicuramente una partenza in salita; non è comodo come salire alla vetta sopra un suv di proprietà, ma sai che polmoni ti fai? E detto da parecchie amiche che arrancano nella vita coniugale col fiato corto, per far funzionare un matrimonio, bisogna avere un respiro più grande dei propri polmoni”.
“Guarda che non è solo questo” ha ripreso “Il luogo comune dipinge noi single come dei testoni, esigenti, immaturi, indecisi, narcisisti… In realtà, la Eckel ci spiega che siamo piuttosto persone che non si accontentano, che scelgono oculatamente, a ragion veduta… E alla fine di tanta ricerca, facciamo una scelta ragionata”. Oddio, mi pareva di sentire mio cognato prima che si decidesse a comprare la Prius. Per carità, non che uno non usi il buon senso quando decide di mettersi per sempre nelle mani di un altro individuo, ma non si può pensare allora di fare la scelta migliore solo perché si valutano il maggior numero di tentativi possibili.
“Non è che puoi fare come quando ti metti a tastare tutte le pesche del mercato, finché non ne trovi una migliore…” ho dovuto contraddirla “Ci sarà sempre un’altra bancarella che non hai preso in considerazione e nessuna garanzia che con ciò che ti porti a casa, la tua macedonia risulterà superiore. Voglio dire, come valuti i tuoi fidanzati? Prendi Fausto, l’ultimo, a quanto ne so. Al primo inceppo te ne sei sbarazzata, avanti il prossimo… E così non saprai mai se era lui quello giusto! So che se mi metto a parlare di una verifica seria, inizia a venirti l’orticaria, ma devi anche pensare che l’uomo ideale non è quello che non ti darà problemi. Quelli, ahimè, ci saranno sempre; il punto è superarli. E mi permetto di aggiungere, nella prospettiva che la tua felicità passi anche per quel momento difficile.
In altre parole: se ti si inceppa la stampante, mica la butti, pur sapendo che comunque – con il tuo signor stipendio – te ne puoi permettere un’altra.
Certo, a forza di vagliare candidati con la velocità di un selezionatore di corrente, alla fine troverai un uomo con cui avrai tanto in comune; con lui vivrai di empatia e integratori per le ossa… Vi compiacerete di essere in sintonia come due orologi svizzeri, salvo poi scoprire che la vita è un Mistero, alla faccia del sincronismo faticosamente raggiunto. Prendi me: il mio domani non è mai stato come me lo ero immaginato, o quanto meno non nei tempi che io avevo concepito”.
B. ha ascoltato con l’aria di dover capitolare su alcuni punti, ma non ha mollato, e anzi, era pronta a sparare l’ultima cartuccia. Da ultimo mi ha sfoderato l’infallibile arma della statistica: “Come mi spieghi allora che tra le persone che si sposano in “tarda” età, la percentuale dei divorzi è più bassa rispetto a chi si sposa a venti o trenta anni?” mi ha interrogata fiera di poter esser colei che un giorno salverà il matrimonio dall’epidemia del divorzio. “Prendi le statistiche con le pinze: considera che chi affronta un matrimonio a cinquant’anni suonati, ha già ormai superato la crisi di mezz’età. Poi: magari pecco di freddezza, ma facciamo anche i conti con l’aspettativa di vita. Una cosa è avere davanti la sfida delle nozze d’oro, un’altra è stare insieme per vent’anni, a un passo dalla pensione e mille miglia dalle sfide dei trentenni. Alla fine, sposarsi con leggerezza e procrastinare il matrimonio oltre misura non sono forse atteggiamenti figli della stessa cultura?”.
“Devo comunque ammettere che me mi fai tornare a casa un po’ rammaricata…” ho dovuto confessarle. “Eh, lo sapevo: ti brucia la questione del lavoro che hai lasciato subito dopo la nascita dei figli, vero? Io ti ho sempre detto che, se solo non ti fossi maritata così in fretta, avresti avuto un futuro da dirigente in quella società di…”. “Società?? Quale società! Io stavo pensando a mio marito” la interrompo “Se avessi saputo che era lui l’uomo della mia Vita… mi dolgo solo di una cosa: non averlo incontrato prima!”.