Sposarsi riduce il rischio cardiovascolare. Questo è quello che si limita a confermare l’ennesimo studio americano in materia. L’ultimo, quello della New York University, presentato all’American College of Cardiology a Washington: a parità di altri fattori che possono influenzare tale rischio, gli individui sposati – di entrambi i sessi – hanno un minore pericolo di soffrire di ictus e infarto. Insomma, il matrimonio – pur con tutte le pene di cuore che si porta dietro – giova alla salute. Bene, per carità. Ma ora: in quanto maritata, devo puntualizzare un aspetto non trascurabile di questi rapporti. Quello che i ricercatori non dicono è che la miglior condizione di salute degli sposati (salute complessiva, non solo cardiaca) non è semplicemente una conseguenza dell’aver l’anello al dito – alla stregua dei braccialetti contro il mal d’auto. Nella maggioranza dei casi, il benessere di un coniuge è bensì frutto di un attento e metodico lavoro dell’altro coniuge. Così posso almeno affermare io: sì, se il mio lui gode di ottima salute, è perché sento pure io di contribuire. 
Anche se non è semplice. Prendiamo il colesterolo. Per tenerlo sotto controllo, costringo il consorte a un check-up completo del sangue una volta l’anno, indagine puntuale come le tasse. Ma a differenza delle imposte che si accertano con tutta tranquillità a inizio estate, io devo darmi da fare a prenotare le analisi nel periodo più indicato per il monitoraggio dei grassi: fra il sette e il dieci di gennaio.        
Ci sono ossa e muscolatura che vanno tenuti in allenamento. Ecco il motivo di tanto prodigarmi a produrre una così rilevante massa di spazzatura da andare a buttare giù in cortile: riviste di make-up, confezioni di insalate svelte, vaschette di lasagne pronte… Tutto fa brodo per il sacco nero. Da quando poi abbiamo traslocato per via dei tre figli, è avvantaggiato dal fare almeno un doppio giro sulle rampe delle scale: un appartamento di ben cento trenta metri quadri dotato anche di ascensore non ce lo potevamo permettere. Anche la richiesta di montare nuove mensole Ikea ogni sei mesi, non è un capriccio, ma rientra in un serio programma di esercizio agli avambracci. Stessa cosa dicasi per lo svitamento del tubo – ermeticamente avvitato – sotto il lavabo del bagno: dotto che gli faccio periodicamente smontare per via di quei due capelli che ‘casualmente’ mi cadono giù quando mi pettino al mattino. Peraltro, quest’esercizio del sottosvitamento carpiato sotto il lavello lo allena a una contorsione di spalle-caviglie-glutei che poi torna alquanto utile a tarda sera, una volta che ci ritiriamo in camera.    



Da quando siamo sposati, non voglio poi che sia costretto ad arrancare su tapis- roulant di palestre a sgomitare con crocchi di metrosexual che rincorrono l’età. Ed è per questo che ogni tanto mi sento in dovere di accendere una sana discussione: per fargli fare buon fiato. Del resto basta davvero poco: fargli trovare in funzione la termocoperta ai primi di settembre, ricordargli – a partire dallo stesso periodo, con cadenza bi-giornaliera – che a marzo lo aspetta la visita dal dietologo, o cambiargli canale quando Steven Segal abbraccia il fucile contro trentanove guardie giurate.          
Da ultimo, menziono solo un accorgimento – ma del tutto involontario – che da solo aiuta a tenere sotto controllo la pressione alta: dimenticare ogni tanto il sale nell’acqua quando si cuociono i maccheroni. Non ha mai ucciso nessuno.        
Mi pare comunque che questo mio impegno sia proprio il minimo sforzo che possa compiere per la sua salute, visto che anche lui non è da meno se deve pensare a migliorare la mia. Per dirne una: grazie alla straordinaria opportunità di cinque camicie a settimana da inamidare, posso usare la vaporella con una frequenza, al cui paragone una puntata alle terme con la mia amica Anna, non mi regalerebbe gli stessi benefici.                   



Infine va detto che sposandosi precipita la probabilità della più pericolosa causa di morte, quella derivante dagli incidenti stradali. I sabati sera in salotto non sono più una spina nel fianco, ma anzi, in due ci si rintana nella propria casa come ricci.            
A discutere se continuare a guardare Gli spietati o a un certo punto virare su Titanic; a condire la pasta insipida con un po’ di peperoncino afrodisiaco; a farsi le coccole sotto la coperta elettrica (perdonami marito, ma da quando il tuo peso è sotto stretto controllo, non emani quel calore di stufa a carbone di una volta).



Certo, il matrimonio non è il solo fattore che incide positivamente sul benessere cardiocircolatorio. Pare che anche un bicchiere di vino al giorno faccia bene al cuore.           
Mogli: adesso abbiamo un motivo in più per invitare i mariti a brindare. Direi, un dovere.  E, perché no, un piacere…