Sono contenta – almeno per una volta – di trovarla sorridente. Paola ultimamente tiene il muso lungo; ossessionata com’è d’avere le malattie di mezzo mondo, da almeno sei mesi è fissata di morire da un giorno all’altro.
“Visto che mi rimarrà sicuramente poco da vivere, mi sto concentrando sul dopo” mi confessa “E ieri ho finalmente trovato qualcosa che mi ha messo di buon’umore. Ho letto di questo nuovo tipo di sepoltura, dopo la cremazione intendo. C’è questa urna bio che è una sorta di bicchierone biodegradabile – hai in mente quando prendi la coca da McDonald? Ecco, stesso concetto – La confezione ha al suo interno tutto il necessario, compreso il seme, per far spuntare una pianta: attingerà anche dalle nostre ceneri, che vanno versate nel recipiente prima di sotterrarlo in un bosco. E’ sorprendente vero come tutto si disperderà nel terreno per poi rinascere, vero? E puoi pure scegliere in che pianta – diciamo – reincarnarti…”.
Oddio, e da quando ci si re-incarna? Tanto più, in una vegetale?? Chissà che facendola parlare, non la si faccia anche ragionare… Eh già, perché Paola – dopo il divorzio – ha iniziato a frequentare fior fiori di seminari ambientali e alla fine ha sposato il Bio, il principe dell’ecologia.
“E tu hai già deciso” intervengo “cosa…. diciamo cosa vuoi fare …da grande? Tipo il cedro, l’ulivo?…”.
“Ci sto ancora pensando. Anche se so di non avere poi tutto questo tempo… Devo anche cercare qualcuno che mi sotterri, magari che mi annaffi giusto all’inizio…” sospira abbassando gli occhi. Occhi concupiscenti, che in un attimo finiscono dritti sulle mie mani. E non credo sia perché è rimasta colpita dal mio nuovo smalto OPI-spring.
“Ah, non guardare me” l’avverto subito “non ho pelo sullo stomaco, non distinguo una torba da una zolla, e soprattutto non ho il pollice verde che serve: ti farei… morire subito. Fuori discussione”.
Nonostante l’abbia appena incenerita con lo sguardo, l’amica continua a testa alta: “Peccato. Pensa che l’urna è addirittura in noce di cocco, in modo che si sciolga nel tempo…”. Noce di cocco? “E dove pensi di andare? Su di un’isola caraibica? Già che sogni l’atollo paradisiaco, e visto che non ti costa nulla, pensa in grande. Perché non punti al Paradiso e lasci perdere tutto il resto?”. Ma no, Paola non molla.
“Paradiso… Qui si parla un po’ della stessa cosa: si parla di entrare in comunione con la natura, in armonia con il creato… Senza contare il fatto che” continua con viso d’un tratto orripilato “il corpo così non andrebbe incontro al disfacimento”.
“Io sono scettica” provo a risponderle “Per la decomposizione del corpo, credo che – quando toccherà a me – potrebbero pure decompormi come un polinomio di sesto grado, che non credo mi importerà molto. Tu piuttosto: una volta dispersa chissà dove, non apparterrai più a nessun luogo. Se vieni sepolta in un cimitero significa che potrai tramandare le radici a chi verrà dopo di te. O vuoi che i tuoi figli pensino alle loro radici come a dei bulbi di patata? E poi dai: poniamo che un tuo amico senta la tua mancanza e ti voglia venire a trovare. Magari ti porta pure dei fiori di quelli belli, ma proprio belli… Dimmi: come ti trova in un bosco? Il due di Novembre va al canile e affitta unsetter da caccia? Adesso esagero d’accordo, Ma converrai con me che non ha un gran senso”.
Anche davanti all’idea di essere scovata un po’ per caso, come quando si trova un tartufo, Paola tiene botta:“E come la mettiamo con l’inquinamento? Vuoi mettere i vantaggi per l’ecosistema: rispetto a un comune sotterramento, risparmiamo marmo, zinco, legno della bara.. ”.
“Bè, neppure la cremazione è poi così ecologica per via di tutto quel metano per aria” devo proprio dirle. Sorvolo elegantemente sul fatto che proprio lei, giusto due anni fa s’è comperata il futon in legno giapponese da tremila euro e ha rifatto il bagnetto privato in marmo di Carrara…
“Ora: scherzi a parte. Io mi sentirei più tranquilla se un domani – e dico domani per dire – tu fossi a riposare in un luogo ben preciso, dove mi basterebbe un vecchio Tuttocittà per trovarti. Casomai avessi voglia di venire da te, a chiederti una preghiera per esempio…”.
“Però, dì la verità” mi sgomita un po’ più rilassata “se poi – dopo qualche anno – da tronco, mi avranno tramutato in un qualche comodino di betulla, non dirmi che un giro per le IKEA di mezz’Italia non te lo faresti volentieri!?”. Decisamente ha cambiato tono. Forse si sta rendendo conto. Speriamo bene!
Comunque: pare che in Italia quest’operazione non sia ancora permessa. Ignoro se per occultamento di cadavere o altro. Ma considerato l’entusiasmo che sta raccogliendo l’iniziativa, c’è il pericolo che attecchisca davvero. Chissà allora se andar per funghi avrà ancora lo stesso sapore.
Spesso si sottovaluta quanto possa esser utile, per chi resta, poter indirizzare il proprio dolore e concentrare la propria memoria in un luogo preciso. E’ da questo posto che tramanderemo una traccia: dopotutto la morte non è l’ultimo dissolvimento nel nulla, ma il completamento e la sintesi di tutta la vita. Lasciamo stare i salici piangenti.
E soprattutto, lasciamo che siano i bimbi alle recite di fine anno a fare gli alberi: noi grandi da che mondo è mondo, facciamo la storia.