Veronica non cedere. Piegati serena quest’estate a raccogliere le palette dei tuoi nipotini sulla spiaggia. Il tuo didietro, la tua pancia e il tuo collo, ci ricorderanno che la spiaggia è fatta per giocare, le nonne per stare coi nipotini, e il corpo per abbracciarli. 

Nel 2004 la signora Lario scriveva: “Come immagino la mia vecchiaia? La considero un approdo a cui arrivare dopo aver superato tutte le passioni, tutti i tormenti. Immagino la vecchiaia in tutta la sua bellezza” (Maria Latella, Tendenza Veronica). E ora, dopo che il suo privato è stato come al solito derubato, si ribella a chi non vuole che parli di “bellezza” della vecchiaia, a chi vuole che moriamo mascherati da giovani e che, se stai invecchiando serena, ti fa finire in cronaca rosa. 



Le foto di Veronica Lario prima su Chi e poi su molti giornali di ieri, i commenti alla sua forma fisica, i consigli su come guarire dalla “malattia” della vecchiaia, non sono il solito ritornello di ogni estate. La questione vera è dove ciascuno di noi deciderà di vivere dopo, diciamo, i quarant’anni. Dove deciderà di vivere? Non ho sbagliato a scrivere. Non volevo dire “come vivrà” ma proprio “dove vivrà”. Perché quelle facce artificiali sono fuori da qui, dalla realtà. Non indicano più una “qualità di vita” ma vanno oltre: sono un luogo. Non so dargli un nome ma non deve essere un bel nome perché non deve essere un bel posto. Lo dicono lo sguardo tirato, spaventato, di quelle facce. Veronica cita Dorian Gray e dice che “nel tentativo esasperato di mantenere l’immagine dei tuoi vent’anni, ti allontani sempre più dalla realtà, perfino dagli affetti. Cambia tutto, tranne te. Io invece penso che invecchiare abbia effetti negativi, certo, ma porti anche la bellezza di una serenità nuova” (Huffington Post). Ti tengono lontano dai tuoi affetti e poiché gli affetti sono la vita, quella lontananza è già morire. Mentre avere sessant’anni anni non è morire affatto. 



Brava Veronica, resisti. Però. Però. Se qualcuno ti dice che siamo tutti con te, sappi che non è vero. Ieri, stessa giornata, stessa schermata, stessa pagina (Il Messaggero), Triana Lavey, una 38enne di Los Angeles, spende 15mila dollari per il selfie perfetto. E su twitter più di qualcuno dice alla Lario: “Veronica, hai tre milioni al mese, spendili due soldi”. Io non stavo dietro i cespugli a rubare le foto, però mi faccio l’esame di coscienza, e vedo che anch’io contribuisco alla cultura del ballo in maschera. 

Se sei donna, dì la verità, quando hai visto le foto l’hai pensato: “io sto messa meglio di Veronica”. Se sei maschio, dì la verità, l’hai pensato: “ma come si è ridotta?”. Perché per noi uomini “uomo de panza, uomo de importanza” rimane un must, e per le donne, il potere, è sempre e solo quello dell’interno coscia, fondoschiena e seno.



E se gli affetti si chiamano nipotini − sono gli affetti delle nonne − noi dove siamo? Qui o altrove? Vogliamo stare dove si entra solo in maschera e “morire da vivi”, o vogliamo essere nell’oggi della nostra realtà? Decidiamo presto perché saremo quello che siamo. Perché gli affetti sono fitness scorretti già adesso, non bisogna aspettare d’invecchiare. Gli affetti non ti fanno dormire, non rispettano gli orari, ti fanno mangiare disordinato. Gli affetti, cioè, non ti fanno fare “una vita sana”. Ti fanno fare la vita