Dopo anni di silenzio, Monica Lewinksy torna a parlare del famoso scandalo in cui rimase coinvolta con l’allora presidente degli Stati Uniti Bill Clinton. E proprio a proposito del suo silenzio, nega di essere mai stata pagata  dalla famiglia Clinton per non parlare del caso. Lo fa con un lungo articolo scritto da lei stessa per la rivista Vanity Fair in uscita il prossimo 8 maggio e anticipato in parte sul sito del giornale. Tra le tante cose, si dice fortemente pentita di quanto successo tra lei e Clinton, si assume tutte le responsabilità per quanto accadde. Ma anche che il “suo capo” si avvantaggiò di lei e che fu comunque una relazione consensuale. Gli abusi, dice, ci furono in seguito e furono di tipo mediatico quando divenne il capro espiatorio al fine di proteggere la posizione del presidente degli Stati Uniti. Definendosi anche la prima persona esposta al ludibrio mondiale grazie a Internet. “L’amministrazione Clinton, i tirapiedi, il pubblico ministero, gli operatori politici su entrambi i lati degli schieramenti, i media: tutti si sono scagliati contro di me”. L’esplosione mediatica a cui fu sottoposta, rivela, le fece pensare al suicidio. Non ci provò mai, ma per lungo tempo ci pensò, controllata a vista dalla madre.



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