15610 chilometri in 56 giorni sulla Gazzamobile, con il sostegno de La Gazzetta dello Sport e della Fondazione Candido Cannavò. Silvia Gottardi, capitana della squadra di basket del Sanga Milano, e Mariella Carimini hanno compiuto un viaggio eccezionale in Brasile, che fra pochi giorni ospiterà i Mondiali di calcio, per promuovere l’ultima campagna Indifesa di Terre des Hommes fino a Manaus, la città che ha ospitato Italia-Inghilterra il 14 giugno scorso. Indifesa è la campagna contro tutti i soprusi e per i diritti di tutte le bambine nel mondo. Le due viaggiatrici “on the road” sono già alla loro quarta avventura sempre per scopi benefici in collaborazione con La Gazzetta dello Sport e la Fondazione Cannavò. Nel 2010 il Mongolrally, nel 2011 la Transafrica e nel 2012 l’Eurasia. Scoprire tante realtà, parlare di tante donne speciali, visitare luoghi e fare del bene in modo spontaneo e sincero. Già si parla per il 2015 dell’Australia… Abbiamo chiesto proprio a Silvia Gottardi di parlarci di tutto questo. Eccola in questa intervista esclusiva per IlSussidiario.net.
Come nasce l’idea di Donne al volante? E’ il 2010 quando a me e Mariella Carimini viene in mente di unire un’esperienza di viaggio con quella di beneficenza. Ne parliamo con la Gazzetta dello Sport, in cui era nata la Fondazione Cannavò, e il progetto viene realizzato. Il Cesvi è il primo ente benefico a cui doniamo soldi, 10.000 euro frutto del nostro primo viaggio, il Mongolrally.
Dopo ci sono state nel 2011 la Transafrica, nel 2012 l’Eurasia… Sì, tanti viaggi sempre a scopo benefico ovviamente e sempre con partenza da Milano. Quello del 2010 appunto verso la Mongolia, attraversando il continente asiatico, in cui eravamo l’unico equipaggio femminile. Nel 2011 siamo andate fino in Sudafrica. Volevamo partire dalla Siria, ma per evitare la guerra abbiamo preso la nave da Napoli e siamo andate ad Alessandria d’Egitto e abbiamo poi attraversato tutta l’Africa orientale. Nel 2012 l’Eurasia fino in Giappone. La cosa bella è che visitiamo sempre i luoghi dove vengono sviluppati i progetti finanziati da questi viaggi.
Quindi viaggi d’avventura con uno scopo benefico soprattutto… Questo in effetti è stato sempre il nostro obiettivo. Viaggiare con lo scopo di conoscere delle realtà nuove, ma anche di fare del bene e dare un contributo importante per varie situazioni. Nel primo viaggio e poi in questo in Brasile non ci ha accompagnato nessuno, nel secondo e nel terzo un cameraman. Nell’ultimo viaggio, per esigenze di budget, siamo partite nuovamente da sole..anche perchè negli anni ho imparato io ad usare la cinepresa. Mi piacerebbe utilizzare i filmati che ho girato per creare un documentario, al fine di condividere con molte persone questa nostra fantastica avventura.
C’è poi lo scopo di incontrare altre donne, capire come vivono, la loro cultura, la loro storia, la loro vita… C’è questo interesse nei viaggi che facciamo, ci chiamiamo Donne al volante proprio per parlare e mettere in evidenza la vita di varie donne. In Brasile abbiamo intervistato molte donne, tra cui l’unica produttrice di cachaca, la responsabile dell’associazione Xingù Vivo che si batte per la difesa dell’Amazzonia. C’è il problema di una diga che potrebbe mettere in difficoltà parte dell’ecosistema di questa regione vitale del Brasile.
Quest’anno appunto 15.000 chilometri di viaggio in Brasile con la decisione di sposare la campagna in difesa di Terre des Hommes… Nei nostri viaggi cerchiamo proprio di sostenere progetti in favore del mondo femminile. In questo caso con Terre des Hommes abbiamo cercato di sostenere tre progetti in Brasile nelle favelas.
C’è qualche aneddoto che ci puoi raccontare in particolare su questo tuo viaggio in Brasile? La cosa più bella è stata sicuramente incontrare persone nel Rio delle Amazzoni che ci hanno aiutato a vivere nel modo migliore questa particolare esperienza.
Difficile dal punto di vista logistico vivere questo viaggio? Spesso dormivamo in ostello o ci facevamo ospitare e comunque ci siamo sempre adattate con spirito d’avventura, facendo sempre le cose nel modo migliore possibile. Siamo sempre partite non programmando niente fino in fondo, ma usando la classicaLonely Planet per tutti i nostri spostamenti, per scegliere dove mangiare e dove dormire.
Che immagine ti sei fatta del Brasile? C’è tanta differenza tra le città e le campagne. In città c’è maggiore ricchezza e maggior livello culturale. In campagna c’è tanta povertà, l’80% delle persone in Amazzonia è analfabeta. Ci sono anche tanti giovani che se ne vanno da questa parte del Brasile. Si può dire che vedendo questo paese in cui siamo andate anche per i prossimi avvenimenti sportivi che ospiterà, come Mondiali e Olimpiadi, ci siamo fatte un’idea diversa da quella che avevamo prima di vederlo e visitarlo.
Qual è stata l’esperienza più bella o particolare in questi viaggi? In Iran era obbligatorio mettere il velo, in Cina siamo stati ospitati nella cella di un monaco. Volevamo passare da un posto bellissimo come la catena montuosa del Pamir, ma per delle guerre locali in Tagikistan abbiamo dovuto cambiare percorso.
E nel 2015? Ci stiamo già pensando, ci manca solo l’Australia…
Cosa vuol dire fare del bene e quanta importanza ha avere una sensibilità specifica su questo? E’ la cosa principale unire il desiderio di viaggiare a quello di portare avanti questi progetti benefici. Dal primo viaggio abbiamo ricavato 11.000 euro, dal secondo 24.000, dal terzo 25.000, dal quarto 10.000 euro. In tutto 70.000 euro, non una grandissima cifra ma sempre qualcosa d’importante. Cifre coperte dagli sponsor che ci hanno aiutato in tutto questo. Peccato per l’edizione di quest’anno, quando per problemi alla macchina non siamo riuscite a ottenere più soldi per i nostri progetti benefici.
Come cercate poi di ottenere altri soldi sempre a scopo benefico tramite i vostri viaggi? Attraverso la pubblicazione dei vari libri che li raccontano, sta per uscire quello del Brasile. Poi attraverso donazioni che si possono fare via Internet o anche attraverso bonifico bancario.
Si può dire che per la vostra esperienza in questi viaggi potreste anche partecipare a dei rally?In effetti per prepararci nel modo migliore abbiamo partecipato a diverse scuole di guida.
Tu e Mariella avete anche esperienza nel marketing con un’agenzia di eventi… Sono stata per tanto tempo giocatrice professionista di basket, ho voluto però unire a questa attività anche alle conoscenze maturate con gli studi: marketing; e così con Mariella abbiamo messo su questa agenzia di eventi che si chiama Top 1. Sono laureata in Scienze Motorie con indirizzo Manageriale e poi ho conseguito un master in Marketing a Manchester (UK). Ora vedremo cosa fare in futuro, ma mi piacerebbe continuare in questo campo.
Sulla tua carriera di giocatrice di basket cosa ci vuoi raccontare? Ho vinto uno scudetto con Priolo, una Supercoppa col la Pool Comense e ho alcune presenze in Nazionale. Sono stata nel Regno Unito, dove con la squadra gallese del Rhondda Rebels ho conquistato uno scudetto e una vittoria nella Coppa d’Inghilterra. Dal 2008 gioco nel Sanga Milano, dove sono la capitana. Per ora siamo in A2, devo decidere se continuerò. A un certo punto della carriera, però, per una mia scelta personale ho anteposto gli interessi in ambito lavorativo rispetto a quelli nel basket professionistico, anche per crearmi un futuro dopo la fine dell’attività agonistica.
Non ti fermi mai… No, non mi fermo mai. Ho sempre voglia di partire, di conoscere posti nuovi, di fare nuove esperienze… (Franco Vittadini)