Gennaio, tempo di saldi. Per le coppie in crisi – economica, ma soprattutto coniugale – arriva la separazione breve e soprattutto low cost. La voce – che ho subito provveduto a verificare – mi è arrivata ieri da una collega che sta alla segreteria: dal 2015 è possibile concludere un accordo di separazione consensuale grazie alla entrata in vigore di una norma che prevede la possibilità di concludere il divorzio davanti al solo sindaco. Svincolati da avvocati, si fa tutto alla spicciolata, come già negli Stati Uniti o in Messico, dove è possibile sposarsi e divorziare nel giro di un giorno.



“A questo punto, manca solo che ci creino un app ad hoc e tra poco si potrà divorziare via Whatsapp” ho considerato “Ma quant’è, anche a spanne, il costo da sostenere per divorziare dopo l’introduzione di questa novità?” ho chiesto a bruciapelo. 

Salta fuori che il prezzo del procedimento abbreviato è della bellezza di sedici euro.



“Sedici? Fatemi capire in soldoni: se voglio liberarmi del mio vecchio angolo cottura in cucina, l’intervento dell’Amsa avrebbe un costo maggiore. E’ più oneroso separarsi da due piastre elettriche che da vent’anni di storia”. Ora: non che io spinga perché le pratiche di divorzio costino una fortuna. Ci mancherebbe. Il problema non è la riduzione della spesa in sè, ma in generale lo snellimento del procedimento. La semplificazione eccessiva – quando si parla di relazioni, persone e affetti stringenti – ha sempre un chè d’inquietante.
“Senza voler sminuire o entrare nel merito di faccende delicate e personali” ho bisbigliato alla mia vicina di scrivania “devo confessare che se ci fossi io davanti a un bivio così importante (divorzio o no) e mi aprissero una strada scorrevole come quella della separazione fast, mi sentirei incentivata a prenderla. Il punto è proprio questo: questa modalità tanto veloce non rende il processo di separazione troppo precipitoso?”.
“Bè, si parla sempre di eliminar burocrazia, scartoffie e via dicendo. Per una volta, il governo viene incontro al cittadino!” mi son sentita controbattere.



“Incontro. Anche gli uragani vengono incontro. Di questo passo, non mi stupirei se ad un certo punto arrivasse l’incentivo alla rottamazione: un bonus divorzio a chi si separa entro l’anno! Mi viene in mente una cosa che ho letto il mese scorso. In Inghilterra, stante l’aumento costante delle separazioni in atto, il ministro del Lavoro sta predisponendo l’intervento di ‘health visitor’, consulenti social-matrimoniali che intervengano – una coppia per volta – allo scopo di rafforzare il legame dei coniugi ed evitare la separazione. In realtà il motivo di arginare il numero dei divorzi è il costo previsto dal welfare anglosassone post-divorzio: sta diventando troppo oneroso. L’opportunismo governativo salva-matrimoni sarà quindi pure discutibile, ma resta il fatto che l’ipotesi in campo resta comunque di tipo costruttivo”.

“Certo, tu fai presto a parlare, perché il problema non ti tocca minimamente. Ma chi non vede l’ora di divorziare, adesso sarà accontentato più in fretta!” tiene duro la collega. 

“Come ‘accontentato più in fretta’? E cos’è il marito in crisi, un cliente Amazon? Se poi sarà più contento è tutto da vedere. Di sicuro continuerà ad avere problemi di cuore. Da un recente studio è venuto fuori che nelle persone che si sono separate aumentano i problemi di salute: ipertensione, depressione, insonnia… Va a finire che il tempo che risparmieremo nella separazione, lo spenderemo in coda all’Asl per accertamenti. Piuttosto, se proprio si vuole venire incontro al cittadino italiano e alleggerirgli fatture e tempi, parliamo dei ticket e delle attese che lo aspettano per un’ecografia! Questi sì, sarebbero progressi”.  

E’ vero, la mia amica ha ragione, il problema della separazione non mi tocca; ma la vita mi ha insegnato che quando si bruciano le tappe, si scherza col fuoco. E poi c’è una domanda che non riesco a levarmi di dosso: la famiglia è davvero ritenuta un bene per la nostra società? 

Evidentemente, se lo stato spinge l’acceleratore sullo smembramento dei nuclei familiari, vien da chiedersi quanto vale questo bene per la nostra comunità… Sedici euro?