La scozzese Jessie Gallan, una delle donne più anziane del mondo con i suoi 109 anni, ha da poco rivelato il suo segreto di longevità: mangiare porridge tutte le mattine, fare tanto esercizio fisico e soprattutto tenersi alla larga dagli uomini. Ecco – mi son detta – se queste sono le premesse, io potrei anche avere i giorni contati. Io che sono nemica di qualunque cibo caldo da prendere col cucchiaio, io che in palestra sono abbonata all’unico corso di ginnastica passiva da far seduti, e più di tutto, sono convolata a nozze alla primaverile età di 25 anni: stante il trend attuale di sposarsi sempre più tardi, praticamente ho una malattia genetica.



Ora, alla luce dei consigli suddetti, in tutti questi miei accomodati comportamenti son disposta a fare una qualche virata: per stiracchiare ancora un po’ la mia aspettativa di vita, posso cercare online una qualche variante della zuppa d’avena, corretta – chessò – con della crema catalana; sono anche disponibile a sacrificare la scala mobile della metro che prendo il martedì con quei sessanta spessi gradini che separano dall’uscita…



Ma il marito non si tocca. Quello me lo son preso per l’eternità.

Gli uomini – secondo l’anziana scozzese – porterebbero più problemi di quel che valgono. E qui ci si potrebbe sedere in compagnia di una bottiglia di Laphroiag e raccontarcene fino a domattina. Anche se l’affermazione non mi persuade per nulla, capisco anche che qualcuno possa esserne convinto. Il punto, a mio avviso, è che le magagne si vedono sempre molto chiaramente: sono sotto l’occhio tutti i giorni, come i calzini abbandonati nell’angolo del corridoio, il telecomando della playstation troppo spesso sull’attenti, la chiave che gira nella serratura la sera con quel ritardo cronico di almeno cinquanta minuti…



Al contrario, a volte il valore di un uomo è più difficile da scorgere perché magari resta nascosto: nelle pieghe del lenzuolo su cui lui ti ha abbracciato la notte, fra le righe di un discorso d’incoraggiamento, nel complimento ai capelli che si perde fra le scale mentre lui esce di corsa la mattina. La bellezza di un matrimonio può non essere immediatamente visibile, perché non è per nulla scontata; perché diventi evidenza, occorre un lavoro continuo che passa attraverso la liberà di entrambi.

“Chi non s’è sposato, non sa cosa si perde!” ha esordito dal nulla una sera una figlia settenne con la bocca sporca di nutella. I due genitori – appena reduci da una accanitissima discussione in bagno sul calcare nella doccia – hanno subito incrociato i loro sguardi in un imbarazzato ‘Eh, ingenua gioventù!’ Ma in fondo al cuore, sapevano bene entrambi che quello era di gran lunga il migliore riconoscimento che avrebbero potuto ricevere da un figlio. 

Due anni dopo, sul controverso modo di scrostare il doccino del box non rammento pressoché nulla. Ma quelle schiette parole non mi usciranno più dalla testa. Campassi cent’anni.