A volte – lo confesso – sarei voluta nascere trent’anni dopo. E non penso solo al fatto che da qui al 2050 avranno di sicuro inventato la stampante 3D che metti dentro i soldi per la spesa e ti esce la pasta al forno; o avranno finalmente messo a punto la ricetta per la variante-cioccolata-di-Modica che appiana rughe d’annata e bucce d’arancia in un colpo solo… Parlo di opportunità che noi – bambine di trent’anni fa – non ci saremmo nemmeno sognate.



Consideriamo la ricompensa per la promozione. In seconda elementare, come premio di fine anno io e la mia compagna di banco puntammo a farci portare sulla canna della bici dei nostri papà per andare a prendere il gelato: metterci per dieci minuti nella posizione più scomoda del pianeta aveva un che di trasgressivo che ricompensava pienamente mesi in bilico tra la tabellina del sette e la prova del nove. Adesso, per la stessa promozione, ci sono bambine che possono chiedere (a buon fine!) un massaggio shatsu in un centro estetico. Se solo ci fosse stato proposto ai miei tempi, questo sì che sarebbe stato un premio ghiotto! Ci sarebbe mai ricapitata l’opportunità di far riposare le stanche membra di un settenne, al costoso prezzo di una gelatiera?



Per non parlare di traumi a cui oggi tante bambine – a dispetto di quelle della mia generazione – sono risparmiati. E’ il caso di una pietra miliare della crescita di ogni donna: il trucco. Io per tre anni di fila ho preso lezioni da mia cugina di otto mesi più grande; a giugno, nella casetta al lago, quando tutti ancora dormivano. Se ripenso ai weekend che abbiamo trascorso a rastrellare i fondi degli ombretti di zia T. provo ancora una buona dose di incredulità: entravo in quel mezzo bagno del sottotetto candida come Heidi, e ne uscivo carampata a Winx.

E d’accordo, provo anche un certo senso d’inquietudine: se oggi mia figlia teen inorridisce ogni volta che riemergo dal fondo della mia trousse-arcobaleno, un motivo ci sarà. Oggi non correrei più il rischio: tante madri risparmiano alle figlie il drammatico trauma di una iniziazione casalinga e fanno sverginare le ciglia delle loro rampolle da vere truccatrici professioniste.



E infine arriviamo anche gli ormoni, che da mondo e mondo fanno il loro debutto – ieri come oggi – con boccioli di rosa a mazzi dritti in fronte a ogni dodicenne che si rispetti. Quante caraffe d’acqua e ciotoloni di macedonia mi sarei potuta evitare se solo mi fosse stata data l’opportunità di sottopormi a maschere facciali defatiganti al miele di manuka? Altro che dieta sana e tanto sport per fronteggiare gli effetti collaterali della pubertà!

Oggi in America 20mila esercizi beauty rivolti agli adulti propongono anche trattamenti ad hoc per i piccoli. Sono il 15 per cento in più rispetto al 2009 e la moda sta contagiando anche l’Italia. L’offerta per le giovanissime Lolitas è varia: manicure, pedicure, massaggi viso e corpo, maschere di bellezza profumate. Già, perché dai due anni in su, il business dell’estetica non conosce età. Piccole donne crescono. Pazienza se drammaticamente in fretta, e a dispetto di madri, per certi versi ferme all’età dell’eterna giovinezza. Madri per le quali il confine fra educare alla cura di sé, e indurre ad un edonismo morboso è qualcosa di inconsistente come un tonico diluito ai petali di rosa.  

Allora, a ripensarci, essere venuta su con i tempi di una lumaca-acqua-e-sapone non è stato poi così male. 
E oggi, a chiunque fosse venuta voglia di spendere fior di euro per imbalsamare le bambine in una crema rigenerante, lo dico con cuore di figlia: tornare a casa da un pomeriggio in giardino piene semplicemente di fango – fango vero, non quello del Mar morto – non ha davvero prezzo. Per tutto quanto il resto c’è tempo.