In un’epoca in cui tutto cambia, anche l’amore ha deciso di cedere alla regola del materialismo, della banalità, della piccolezza. Un passaggio perfetto di tennis con rimpallo tra social e quella che una volta si definiva emozione. Non esiste più fedeltà, ma quella non è mai realmente esistita, nella vita di un uomo, quasi 9 donne su 10 hanno fatto i comodi loro sperimentando possibili anime gemelle fino al giorno dell’incontro fatale che manda a pezzi la vita dell’altro che in anni di amore ha creduto possibile un cambiamento dell’amata, non rendendosi conto che la perfezione è altro.



La fedeltà, dunque, non è qualcosa che è mutato con gli anni, tutto il resto sì: ci innamoravamo del vicino di banco, o di panchina, di una canzone condivisa e imparata a memoria per ricordarci i profumi di quella sera, balbettavamo e ci nascondevamo dietro ai cancelli per cercare di raggiungere con lo sguardo quello che sembrava così lontano da noi, viaggiavamo per chilometri solo per gustarci due giorni di verità.



Poi, qualche anno fa, uno studente un po’ genio, un po’ annoiato ha deciso che, invece di dormire, doveva inventare, e così la sua piattaforma chiamata poi Facebook, dopo diverse stilature, neanche fosse Dante e la sua Commedia, prende vita, forma e disastro. Una macchina mortale che mette in piazza ogni nostra situazione emotiva, che sia veritiera o no, lo fa, perché anche non veritiera e ti spinge a mentire sul tuo stato d’animo creandoti degli scrupoli simili a “Chissà che pensano se poi scrivo così” ma non scrivere diventa impossibile, esiste un bisogno di comunicare al popolo mondiale che scavalca la nostra stessa dignità o silenzioso dolore.



Lacrime, sofferenze, disperazione e pianti per una ricostruzione dell’unghia andata male, per un bacio poco bello o per un sesso mancato la notte prima con la tipa di Roma Sud. Esistevano le canzoni un tempo per raccontare le serate tipo, oggi neanche più gli artisti possono sentirsi leggittimati delle loro frasi, se pensiamo che su Facebook “Bocca di Rosa” è diventata l’emblema di un trucco corallo e non l’atto erotico egregiamente stilato da De Andrè. Fidanzamenti che nascono crescono e muoiono ancora prima di toccarsi dal vivo, amicizie rotte per non farsi i fatti propri, parole interpretate a seconda della traduzione del testo della canzone che ha ascoltato poco fa quello che ci piace. E’ un labirinto peggiore di quello di Shining dove puoi solo perderti senza un reale riscontro.

La politica si sbatte su ogni pagina, si gioca a chi posta prima la sua idiozia, Berlusconi ha ricevuto più insulti su Facebook di quelli che potrebbe ricevere in sette vite da Presidente, ma questo lo ha reso amato per assurdo. Le morti sono aumentate, perché va di moda togliersi la vita postandolo su Facebook per essere a volte eroi soli 5 minuti, per essere cercati o adulati.

Gli emergenti italiani, che siano cantanti, attori, ballerini, si sono quadruplicati, prima cantavano in casa loro e chi passava il provino ci dava modo di essere ascoltato, oggi tutti su questo social, tutti alla ricerca di qualcosa che in fondo non c’è, non esiste, siamo dipendenti da qualcosa di assolutamente virtuale, paranormale, asettico e la cosa più dura, è che si riesce anche ad emozionarsi…