Parigi ha detto basta: stop ai lucchetti dell’amore lasciati dagli innamorati di mezzo mondo sul Pont des Arts. Il ponte, costruito all’inizio del 19° secolo sotto Napoleone, proprio non ce la fa più, sotto il peso di circa 700mila lucchetti. Stante il rischio serio di danni strutturali, soprattutto alle balaustre, è iniziata l’operazione di rimozione. A questo punto, amanti e turisti di mezzo mondo, fino a ieri testimoni di lancio chiavi nella Senna, ora stanno lanciando loro stessi in una diatriba senza precedenti: Chi commenta “Era ora!” da un lato, e Chi “Che peccato!” dall’altro.



Gli “Era ora!”, dalla loro, avanzano diversi motivi. Di coerenza: in tempi in cui i lucchetti resistono molto meglio alle intemperie rispetto ai matrimoni, è un’assurdità che due ex-innamorati divorzino in due settimane, mentre il loro catenaccio permane lì – come niente – per due lustri… Motivi di obsolescenza: sarebbe ora di farla finita con questa tradizione che ormai è diventata nient’altro che un cliché. Anche le Cinquanta sfumature ormai han fatto il loro tempo: che senso ha incatenare l’immagine dell’amore a qualcosa che ormai sta facendo la ruggine? Motivi pratici: il peso non mente (purtroppo, aggiungo io) e la sicurezza al primo posto è la chiave per ogni risposta. Tanto più che il governo parigino – comunque sensibile al tema sentimentale – ha da tempo inaugurato un sito istituzionale (lovewithoutlocks.paris.fr) dove caricare i propri selfie di coppia, al posto dei lucchetti. Cosa faranno gli innamorati dopo aver fatto l’upload della loro foto, butteranno la password nel cestino? Dall’altra parte della balaustra stanno tutti gli altri, i “Che peccato!”: un folto partito – fondato probabilmente da ferramenta – che raccoglie romantici, bohemien, e intramontabili passionali. Gente nostalgica che crede ancora nei segni materiali dell’amore. Nell’era del dating on-line, quando per dichiararsi basta un sms, il pezzaccio di ferro è un segno di sicura distinzione.



Insomma, quel po’ di ‘materialismo’ che non guasta. Io, che ho avuto la fortuna di passare sul ponte parigino appena tre mesi fa, posso dir con sicurezza che è qualcosa di parecchio suggestivo. Di certo poi – come dichiarazione d’amore – non deturpa la vista quanto certe scritte spray, tipo quella che mi trovo sul passo carraio tutte le sante mattine da febbraio a questa parte: LAURA, TAMO CON TUTTO IL QUORE. Che d’altro canto sia pericoloso – un po’ come l’adolescenza – è un altro discorso. Qui in Italia ad esempio, al lampione di Ponte Milvio – sottoposto allo stesso attacco di lucchetti – è andata male, non ha retto.



Quindi forse è meglio farsi una ragione sul fatto che qualche forma di ridimensionamento vada contemplata. Certo, con tutte le accortezze del caso, sarebbe bello se al ponte incriminato fosse data una seconda chance. Se poi partisse la tendenza – prima di gettar via la chiave – di legar a ogni lucchetto anche qualcos’altro, – chessò, il cavo dell’antenna Sky-calcio, o quello alimentazione della Wii – … sarebbe il massimo della prova d’amore. Viva la promesse. Viva la France. L’amour toujours!