Cari sposati e civil-uniti, se vi scappa di tirare una riga sulla vostra storia, puntate sulla Francia. Lì c’è un ministro che capisce l’urgenza del divorzio: quando scappa scappa. Occorrono procedure veloci, anzi lampo, anzi istantanee, semplificate e poco costose. Il ministro è quello della Giustizia, ha un cognome impronunciabile – Urvoas – ma breve e veloce; e un nome, Jean-Jacques, come quello di Rousseau che di Contratti sociali se ne intendeva parecchio.
Rapido come la folgore, senza dire né ah né bah, il nuovo Jean-Jacques ha piazzato un emendamentino al disegno di riforma “Giustizia XXI secolo”, che andrà in discussione presto, prestissimo: il 17 maggio. L’emendamentino furtivo prevede questo: se due vogliono divorziare, ed entrambi sono d’accordo, lo facciano al volo, anzi lo facciano-da-sé al volo, in piena autonomia, senza mettere di mezzo il giudice.
Dopo speedy pizza, speedy gonzales fast food, fast web, insomma tutta la roba fast, c’è anche il fast love e il fast divorce. Basta lentezze della magistratura, basta “ritardi incomprensibili” per i due sullodati che gli scappa di tirare la riga sulla loro storia di coppia. E’ come, poniamo se a due scappa di mangiare, ordinare due Big-mac menù se c’è consenso tra i due affamati: basta file, basta attese, c’è la fast-self-ordinazione tramite touch screen. “Numero 143”, vassoio e buon appetito.
Per divorziare secondo lo speedy-ministro basta che i due compilino una “Convenzione di separazione”, farci mettere la firma ai rispettivi avvocati e depositare il tutto presso un notaio al quale competeranno per legge euro 50 virgola centesimi che andranno definiti con successivo provvedimento (qualche ritardante bisogna pur mantenerlo, non si sa mai). Tutto così speedy che se nel frattempo i due ordinano una speedy pizza, depositato l’atto, possono correre a mangiarsela con i rispettivi nuovi compagni e compagne. Facile no? Facile. Anzi: facile punto it, facile punto it, facile punto it: deve essersi tanto fortemente concentrato nel reiterare questa invocazione, lo speedy ministro durante la seduta, che lo spirito gli si è prontamente manifestato (subito punto it, subito punto it, subito punto it). Lo spirito dell’altro Jean-Jacques, Rousseau, che gli ha svelato chissà cosa.
Purtroppo il Jean-Jacques de noantri deve aver avuto una premura del diavolo e nella fretta ha capito Roma per Toma, anzi ha capito Fast per Slow. Del resto, par condicio: un Jean-Jacques fa i contratti, l’altro li disfa.
Gli avvocati si sono detti contrari: temono che i due che gli scappa di separarsi possano perpetrare vendette private, o far prevalere la legge del taglione, o quella del più forte. Qualche maligno della serie no Martini no Party ha pensato che no giudice no parcelle salate per gli avvocati, ma appunto trattasi di maligno. In ogni caso il ministro è schierato con i fast, gli avvocati con gli slow. I giudici invece non hanno proferito verbo. Ah già, non siamo in Italia.