Dopo un intervento estetico al seno è cominciato un incubo per Annapaola Xodo. E’ lei a raccontare il suo calvario dopo aver rischiato di morire, e tutto ciò per essere più bella. Più che la malattia, quella che l’ha ridotta alla depressione e ai pensieri suicidi sono state le cattiverie degli amici e di chi non la conosceva. Annapaolo Xodo era una modella padovana in carriera, con tante opportunità. Faceva anche la designer. Poi, a 22 anni, ha deciso di fare un intervento estetico ai seni e da qui la tragedia. E’ stata colpita da una malattia poco conosciuta e perciò sottovalutata, la “breast impiant illness”, malattia da impianto al seno. Lei stessa ammette la sua stupidità nel fare quell’intervento: “Volevo un seno più grande per riconquistare il mio ex ragazzo, che giocava nell’Inter: mi aveva lasciata per una donna con un seno abbondante. A pensarci bene, ero perfetta, che stupida”. Già, tutta la stupidità della gioventù ma anche la malafede con cui chirurghi di bellezza promettono sogni (stupidi) alle ragazzine senza neanche sapere a cosa possano andare incontro. Per Annapaola, anni e anni di sofferenza, anche il rischio di morire.



SALVA A TRE SETTIMANE DALLA MORTE

L’ha salvata la moglie del fondatore di Playboy, Crystal Harris Hefner che di questi problemi se ne intende. Le ha consigliato la dottoressa Feng, un microchirurgo americano che dopo averle tolto le protesi e le capsule, ha eseguito un intervento a un millimetro dal cuore. Ed è uscita dall’incubo, le rimanevano tre settimane di vita. Otto anni di inferno, dice oggi: “È stato un calvario. Mi sono sentita molto sola. Ho digerito tanta cattiveria, non ero capita da nessuno: mi sono sentita abbandonata da amici e medici. Se ci ripenso, avevo il mondo in mano ed ero nel pieno della carriera lavorativa come modella e progettista di interni di design. Ho perso tutto”. Geneticamente, spiega, siamo tutti diversi e le reazioni possono essere gravissime. Due anni fa, dice ancora, voleva lasciarsi morire, ma nessuno la prendeva sul serio o la prendeva in giro. “Ho imparato che dobbiamo amarci per come siamo, nessuno si deve modificare per qualcun altro”. Ma c’è anche la responsabilità dei chirurghi, dice: devono fermare chi non ha bisogno di interventi e consentire di cambiare l’estetica solo in casi di necessità assoluta.

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