La simbolica occasione, ovvero il quarantesimo compleanno di Louise Brown, la prima bimba nata mediante Procreazione Medicalmente Assistita, ha fatto sì che anche in Italia si facesse lo stato dell’arte su quale impatto ha avuto questa tecnica di fecondazione nella società e quali sono stati i numeri. Si conta infatti che sono circa 100mila i bimbi nati in provetta alle nostre latitudini e nelle ultime ore è anche tornato in auge il nome di Alessandra Abbisogno che detiene il primato di prima italiana ad essere nata mediante procreazione assistita. E attraverso le pagine del sito web della Fondazione Veronesi ha ripercorso la sua storia, cominciata nel lontano gennaio 1983: oggi Alessandra è diventata una biologa nutrizionista e, raccontandosi, ha spiegato di aver scelto la strada della scienza per risalire alle sue radici e ricordando il caso di sua madre, impossibilitata ad avere figli a causa di un’ostruzione delle tube. Ad ogni modo, la Abbisogno ammonisce quando le si chiede quali siano i limiti della PMA, spiegando che “non è una bacchetta magica e avere un figlio a cinquant’anni non è corretto nei confronti di una vita che nasce. Profondamente credente, la biologa ha anche aggiunto che la procreazione assistita resta comunque una grande opportunità, “a patto che non se ne abusi”, criticando anche le pratiche si social freezing molto in voga Oltreoceano che danno a molte donna la possibilità di diventare mamme in età avanzata. (Agg. di R. G. Flore)
PRESIDENTE SIA, “8MILA COPPIE L’ANNO POTREBBERO EVITARLA”
Ma è davvero necessaria la Procreazione Medicalmente assistita (pma)? Il Presidente Sia Alessandro Palmieri ha chiarito anche questo punto, come riportato dall’edizione online dell’Ansa, sottolineando: “Potrebbero evitare la Pma almeno 8mila coppie l’anno, oppure magari potrebbero migliorarne gli esiti fino al 50% dei casi”. Una dichiarazione che va collegata al possibile trattamento della coppia con interventi che però sono costosi nonostante ormai a livello medico poco complessi. Servirà quindi meticolosa attenzione nel valutare caso dopo caso per evitare che anche la procreazione assistita sia inutile nelle situazioni con più alto tasso di rischio. Di certo però uno strumento così importante non va utilizzato a prescindere come unica soluzione, ma solo nei casi in cui effettivamente c’è questa necessità. Nonostante questo al momento la pma risulta essere decisamente migliorata e sicura nella maggior parte dei casi. (agg. di Matteo Fantozzi)
40MO COMPLEANNO DI LOUISE BROWN
In occasione del quarantesimo compleanno di Louise Brown, la prima bimba venuta al mondo dopo il concepimento in provetta, la Società Italiana di Andrologia (SIA) decide di fare un punto della situazione. In Italia, in 10 anni, sono circa 100mila i bambini nati grazie alla pma (Procreazione Medicalmente Assistita). Sono ancora troppo poche le coppe infertili che prima di iniziare questo cammino decidono di volgersi a un andrologo, le stime parlano di una su quattro. Invece continuano ad aumentare le coppie che decidono di rivolgersi a Centri di medicina della riproduzione. Dal 2005 al 2015 sono state effettuate oltre mezzo milioni di fertilizzazioni in vitro, lo dicono i registi dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità). Sono numeri che sicuramente ci danno informazioni davvero molto importanti. Da queste sono nati oltre centomila bambini in tutto il nostro paese.
“L’INFERTILITÀ MASCHILE È RADDOPPIATA”
I numeri legati alla procreazione assistita ci portano anche a una riflessione attenta sulla fertilità. Il Presidente della SIA e professore dell’Università Federico II di Napoli, Alessandro Palmieri, ha parlato come riportato da Ansa: “L’infertilità maschile è raddoppiata negli ultimi trentanni e il fattore maschile è sovrapponibile a quello femminile tanto che si stimano circa due milioni di italiani ipo-fertili. Ciò nonostante, mentre a volte, ci si vuole accanire nell’individuazione e trattamento delle cause femminili spesso invece si tralascia l’altra metà della coppia”. Si tratta comunque di interventi che nonostante siano poco complessi sono davvero molto costosi come per esempio la cura delle infiammazioni urogenitali, la correzione del varicocele, l’uso di terapie ormonali o di molecole antiossidanti.