Non voleva tenere quel bambino, ma non aveva mai preso in considerazione l’aborto. Aveva deciso però di partorire senza riconoscere il figlio, voleva lasciarlo dopo il parto in ospedale per farlo adottare. Il figlio sarebbe stato affidato alle cure del personale dell’ospedale Ca’ Foncello fino al termine del percorso di adozione, ma quando poi il piccolo è venuto al mondo è andata diversamente. La giovane mamma di Treviso dopo tre giorni di riflessioni, senza neppur aver visto il neonato, ha cambiato idea: era pronta a crescere il figlio. Quindi è tornata in ospedale e il bambino è tornato a casa con lei. Non sempre purtroppo c’è questo lieto fine, ma i casi non mancano. Ci sono stati tre casi di “parti segreti” nell’ultimo anno al Ca’ Foncello. Così vengono chiamati quei parti di quelle mamme che chiedono l’anonimato più assoluto e che non riconoscono i figli. In due di questi la famiglia ci ha ripensato entro i 10 giorni concessi dalla legge dopo la nascita. Oltre al caso più recente, ricostruito da Il Messaggero, ce n’è stato un altro nella prima parte del 2018.



PARTORISCE FIGLIO PER FARLO ADOTTARE, POI LO RIPRENDE

«Può capitare che si riveda le proprie posizioni dopo aver vissuto un momento così intenso come quello della nascita», ha spiegato Enrico Busato, primario dell’unità di Ostetricia e ginecologia di Treviso. Ma ci sono “parti segreti” che vengono portati a termine senza tentennamenti. «In tali situazioni viene garantito l’anonimato della mamma. E il neonato resta in ospedale fino a quando non si arriva all’adozione da parte di un’altra famiglia». Nell’atto di nascita viene scritto «nato da donna che non consente di essere nominata». A quel punto scatta la segnalazione alla Procura della Repubblica e di seguito viene aperto il procedimento per l’adozione. Ma è anche possibile chiedere un po’ di tempo al tribunale per il riconoscimento. La sospensione della procedura per l’adozione può essere concessa al massimo per due mesi. «Quella del parto in anonimato è una possibilità che viene data alle donne che non vogliono abortire, non ci sono scelte facili. Portare a termine una gravidanza per poi lasciare il bambino in ospedale non è comunque semplice. Però è bene che si sappia che esiste anche questa possibilità», ha concluso Busato.

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