Elena Ferino, logopedista  33enne e madre di due figli, è stata anche lei tra le numerose donne vittime della depressione post partum. Oggi, dopo la sua guarigione, ha deciso di rendere pubblica la sua storia ed il calvario che ha vissuto. Un modo per non far calare il silenzio su questo dramma che colpisce molte madri ma soprattutto per ringraziare tutti coloro che le sono stati vicini in quei drammatici momenti. Al Corriere della Sera, Elena ha voluto ripercorrere quelle difficili tappe, dall’inizio della depressione alla sua guarigione. “Tutto è iniziato due anni fa, dopo la nascita di Livio, il mio secondogenito, avvenuta il 16 gennaio”, dice. Dopo la nascita della primogenita Mia tutto era filato liscio ma prima di partorire il fratellino, nella vita di Elena intervennero una serie di eventi negativi che la provarono molto. “Prima la malattia improvvisa di mio padre, poi gravi problemi che hanno coinvolto altri affetti, quindi un’incomprensione con il medico durante il parto all’ospedale di Padova. E’ stata l’ultima goccia”, ha raccontato. In quell’occasione, ha spiegato Elena, i medici concentrati sul piccolo, tendono purtroppo a mettere in secondo piano la madre. “E in questo caso si sono proprio dimenticati dei miei sentimenti, pensando solo all’esecuzione tecnica”, commenta. E proprio quel disinteresse nei suoi confronti in sala parto la ferì terribilmente. Subito dopo la nascita, il piccolo inoltre manifestò alcuni problemi cardiaci.



DEPRESSIONE POST PARTUM: COME GUARIRE

Al momento delle dimissioni, Elena stava bene fisicamente ma a pezzi emotivamente. La società di oggi, tuttavia, impone dei ritmi così frenetici che diventa sempre più difficile ottenere il giusto aiuto dopo il parto. “Mia madre doveva assistere mio papà malato, i suoceri erano impegnati nei preparativi del matrimonio dei miei cognati, e comunque vivono tutti a Pordenone, così la situazione è diventata sempre più difficile”, ricorda Elena, che non ha potuto contare neppure sui consigli della dottoressa, in quel momento in malattia. La situazione è precipitata quando nel giorno di Pasquetta di due anni fa, invitata a partecipare ad una grigliata con amici, si recò in Pronto Soccorso per un malore, ma fu rispedita a casa con la diagnosi di qualche piccola ed innocua perdita ematica. Il primo maggio fu ricoverata in Psichiatria. La diagnosi questa volta arrivò forte e chiara: depressione post partum. “Sono rimasta in ospedale dieci giorni e una volta dimessa i miei genitori si sono trasferiti da noi per mesi. Non avevo la forza nemmeno di tenere in braccio Mia, la mia grande fortuna è che tutti mi hanno aiutata: parenti, altri sanitari e così tanti amici che durante la degenza nell’orario di visita non riuscivano a entrare tutti in camera”, ricorda. Oggi, da guarita, ha imparato le parole d’ordine, fondamentali in questi casi: aiuto e istituzioni. “Alle istituzioni chiedo di formare bene il personale sanitario che segue le neomamme a garantire un’assistenza più stretta, soprattutto a chi non è fortunata come me e non può contare su una rete di affetti”, dice Elena. Rivolgendosi invece ai familiari di una donna in depressione post partum ha consigliato “di raccogliersi attorno a lei, di non lasciarla sola a combattere questa battaglia. Lo stesso dico ai conoscenti”, perchè, “sapere di poter contare su tante persone ti fa sentire più protetta”.

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