L’hanno definita mamma record. È Claudia Guffanti, di Casasco Intelvi (Como), che due giorni fa ha partorito per l’undicesima volta. 38 anni, sposata da 17 con Diego Pianarosa di 41, tiene fra le braccia l’ultima nata, Giuditta, sorpresa dell’eco mediatica suscitata dall’evento.

“Quando vedo i miei figli (oltre alla piccola, una schiera dai 2 ai 16 anni, tre femmine e sette maschi) attorno alla tavola, al momento della cena, provo una grande felicità” ha detto riassumendo con molta semplicità il senso di una scelta che, insieme a fatiche e sacrifici facilmente immaginabili, si rivela decisamente positiva.



“La gioia di donarsi, di donare e accogliere la vita, è impagabile rispetto ad altre soddisfazioni”. Così racconta mettendo in rilievo un’aspirazione nettamente distante dai canoni di un benessere ricercato nella libertà da vincoli e responsabilità, dalla convinzione che la realizzazione di sé coincida unicamente con obiettivi come il successo, la carriera e i soldi.



La notizia, al primo impatto, è apparsa senza dubbio una “buona notizia”, di quelle che alleggeriscono il cuore e i pensieri di chi naviga fra le tante cronache che spesso evidenziano nell’attuale società fenomeni preoccupanti, a volte raccapriccianti, che contraddicono o persino tradiscono il desiderio di vita, di pienezza, di compagnia, di futuro.

E tuttavia, leggendo qualche commento alla vicenda del “fiocco rosa” numero 11, sono emersi, accanto a complimenti e espressioni di simpatia, anche vari commenti critici, se non apertamente malevoli, molto provocatori e venati di scetticismo. Del tipo: “Complimenti alla signora… Sarei curiosa di sapere come con un solo stipendio al giorno d’oggi possa contribuire all’esistenza di 13 persone”. È uno dei tanti post che toccano la questione economica o comunque insinuano la percezione di qualcosa di anomalo, di assurdo, in una scelta che appare insensata. O ancora: “Un domani avrà una ventina di nipoti per casa e se ragionano come lei un centinaio, un incubo” suggerisce un lettore, sovrapponendo un’altra immagine, caricaturale e penosa, alla vita reale di Claudia, a una situazione che nella concretezza delle giornate vissute da tanti bambini di ogni età, da varie mamme e persone amiche che ruotano attorno alla famiglia Pianarosa, è invece un luogo abitato da una compagnia che non lascia nessuno solo, abbandonato a se stesso, ma potenzia incredibili risorse per rispondere alle esigenze più diverse e imprevedibili.



“In effetti – confida Claudia – chi non ci conosce chiede se siamo miliardari. No, mio marito ha un buon lavoro come consulente informatico, ma ci sono anche tanti aiuti da parte di persone amiche, persone che ci sono vicine. A volte basta uno sguardo per cogliere una necessità. Mi è capitato di leggere negli occhi di qualcuno: vi voglio aiutare” dice Claudia, spiegando che una trama di solidarietà fra mamme e altre famiglie sostiene la quotidianità anche nei piccoli frangenti. “Quando è nato il decimo figlio, avevamo la necessità di fare una ristrutturazione nell’appartamento. Una signora l’ha saputo e ci ha dato un aiuto economico spontaneamente… Chi ci vede, prova simpatia e affetto per noi” e così suggerisce che la Provvidenza non è qualcosa di astratto, un’ultima spiaggia cui approdare affaticati e delusi, ma il dono imprevisto che si rivela continuamente nel susseguirsi delle ore, basta riconoscerlo.

È questo il vero racconto che si dipana, al di fuori del mondo virtuale, delle sensazioni che nascono da una paura ormai assimilata e cronica in un mondo dove ognuno deve arrabattarsi con le sole proprie forze per arrivare a conquistare almeno un brandello di quei sogni a volte irraggiungibili, spesso imposti da modelli culturali alienanti e distanti dai desideri più autentici e profondi.

Ed è questa la vera “bella notizia” che questa mamma insieme a suo marito e ai figli di varie età, trasmette: è la fiducia che nasce riconoscendo che la vita non è un bene da consumare, ma un’avventura aperta a un compito da riconoscere per incrementare un bene per sé e per il mondo.