Prosegue l’appuntamento con le interviste alle donne oggi protagoniste del settore finanziario. Questa volta ho deciso di rivolgere qualche domanda a Maria Luisa Gobbi, Responsabile dell’Ufficio Terzo Settore di ITAS Mutua.

Buongiorno Maria Luisa e grazie per essere qui con noi. Oggi ci spostiamo – ma solo apparentemente – dal mondo strettamente inteso come finanza al femminile, per occuparci di una realtà molto importante e in pieno sviluppo. Maria Luisa vuoi raccontarci di cosa si occupa ITAS Academy?



ITAS Academy è uno dei progetti attuati da ITAS Mutua e Produzioni dal Basso all’interno di una collaborazione nata già da qualche anno. L’idea è stata quella di attivare sulla piattaforma di Produzioni dal Basso il programma “Attiviamo energie positive”, progetto di formazione rivolto a tutte le realtà non profit per supportare lo sviluppo delle loro potenzialità e competenze. ITAS Academy è oggi uno spazio formativo tenuto da professionisti e suddiviso in quattro macro aree che trattano temi di fondamentale interesse per gli enti del Terzo settore: marketing e fundraising, comunicazione sociale, aspetti normativi/fiscali e di rendicontazione sociale, impatto e sostenibilità.



Puoi spiegarci cosa si intende realmente quando si parla di Terzo settore? Quali sono gli attori principali?

Nelle Linee Guida per la Riforma del Terzo settore si legge: “Lo chiamano Terzo settore ma in realtà è il primo”. Si fa riferimento a quell’Italia silenziosa, laboriosa, efficiente che ogni giorno opera per il bene comune. Parliamo dell’Italia della cooperazione sociale, dell’associazionismo in tutte le sue forme, delle Fondazioni e delle imprese sociali, gli enti di mutuo soccorso e quelli filantropici e delle migliaia di persone, i volontari, che operano in questi settori. Possiamo dire che il Terzo Settore si colloca tra Stato e mercato, tra cooperazione e impresa, tra finanza ed etica operando secondo principi di sussidiarietà e solidarietà. I loro ambiti di intervento sono i più disparati: assistenza sociale, sanità, cultura, sport, l’istruzione e ricerca, ambiente.



Come vengono realizzati questi interventi?

Con raccolta fondi, erogazione di servizi di welfare, servizi alla scuola (doposcuola), servizi ricreativi (centri estivi) servizi alla persona (pensiamo a quelle persone che accompagnano persone anziani o in difficoltà a visite mediche, che si occupano della spesa, di fare loro compagnia). Un mondo silenzioso che ci salva nei momenti di crisi, come ad esempio i volontari della Protezione Civile in occasione di catastrofi o la recente esperienza del Covid: molte attività sono state possibili solo per l’intervento di queste realtà.

Qual è stato il tuo percorso personale e professionale che ha portato a dedicarti a questo lavoro?

Io lavoro in ITAS dal 1993 e mi sono sempre occupata di assunzione dei rischi soprattutto nel campo retail, quindi polizze dedicate al singolo o alle piccole realtà. Parliamo quindi di coperture infortuni e malattia, della casa, la responsabilità civile del capo famiglia, ecc., per cui ho sempre lavorato con queste realtà. Ricordiamo che ITAS è una Mutua pertanto abbiamo sempre avuto una certa attenzione per il sociale, per il territorio, per la sostenibilità. Essere Mutua significa non avere azionisti a cui distribuire i dividendi, ma ciascun sottoscrittore di una polizza diventa Socio per cui parte attiva della Società. Nel 2016 in previsione dell’uscita del Codice del Terzo Settore e di obblighi assicurativi la governance ha deciso di dedicare un ufficio che sapesse leggere e individuare le esigenze di questi enti per dare loro risposte immediate con prodotti a loro dedicati. E lì è iniziata la mia nuova esperienza.

Si sente parlare sempre più di fundraising, quali sono gli elementi che determinano un’attività di successo in quest’ambito? Ci sono più difficoltà od opportunità applicandolo al Terzo settore?

Gli enti del Terzo settore (ETS) sono da sempre attivi nel campo del fundraising. Molte realtà sono nate e sopravvivono proprio grazie alle donazioni. Basati pensare, ai metodi più tradizionali come eventi, cene sociali, cassettine della raccolta offerte, fino alle strategie di fundraising più innovative che oggi guardano al marketing, a partenariati stabili, al crowdfunding. Certamente, un elemento essenziale che accomuna lo sforzo di raccogliere denaro al successo della causa stessa è il saper comunicare: ingaggiare il donatore o il partner con un messaggio chiaro è, a mio avviso, l’elemento più strategico. La comunicazione dà grandi possibilità agli ETS che hanno storie da raccontare, ma pone anche delle sfide: non sempre questi stessi enti sono strutturati a sufficienza per reggere strategie di comunicazione efficaci. Spesso mancano di competenze, non certo per pigrizia ma proprio perché concentrati al raggiungimento del loro scopo ultimo, come da mission.

Quali sono, a tuo giudizio, gli step di pianificazione per una strategia che si riveli rispondente agli obiettivi di raccolta fondi?

Il primo elemento chiave deve guardare all’oggetto, al messaggio, alla mission. Questi sono gli aspetti su cui va costruita una buona comunicazione, un buon messaggio, che spieghi al potenziale donatore perché vale la pena sostenere quella causa. In seguito vanno poi associati strumenti operativi: strumenti di marketing, comunicazione, crowdfunding, eventistica. Quello del fundraiser è un vero e proprio mestiere, per questo esistono corsi, master e percorsi dedicati a chi vuole approfondire questo lavoro.

ITAS Academy è una realtà, come ci spiegavi in apertura di questa intervista, che si occupa di formazione nel Terzo Settore. Come ne individuate le necessità per sviluppare poi i percorsi formativi?

Parlando con loro. Nel nostro lavoro è importante avere un contatto diretto e continuo per cogliere le loro esigenze. Per questo abbiamo attivato delle partnership con alcuni CSV – Centri servizio di volontariato – partecipando a serate di incontro con le associazioni e offrendoci non solo come partner assicurativi, ma anche come sostegno ad alcune delle loro iniziative. In questi incontri emergono i valori e le loro potenzialità che purtroppo per differenti aspetti non sempre sono in grado di sviluppare: non sempre hanno le competenze per comunicare al territorio la loro realtà, seguire una campagna di fundraising o attivarsi per la richiesta del 5xmille.

Come si può partecipare a questi programmi formativi? Quali sono i criteri di ammissione?

ITAS Academy è per tutti, non abbiamo canali preferenziali, per cui tutti gli enti che vogliono approfondire un argomento possono entrare sulla piattaforma Attiviamo energie positive e accedere al corso.

Qual è stata un’esperienza di grande soddisfazione personale nel tuo lavoro?

In 30 anni di ITAS ho visto e vissuto cambiamenti che hanno sempre più cambiato il mio modo di lavorare e di pormi. Sono stati a volte momenti di una certa difficoltà, ma hanno sicuramente influenzato positivamente non solo la mia crescita professionale, ma anche quella di donna. Ho quindi molti ricordi legati al mio percorso, ma da sempre penso che la soddisfazione più grande è stata ed è tuttora: il valore delle relazioni. All’interno della mia vita professionale ho avuto modo di relazionarmi e di lavorare con persone il cui rapporto di stima e di rispetto, che si rinnova ogni giorno, è impagabile.

Una domanda che mi piace sempre fare: primo pensiero al mattino e ultimo alla sera.

Dipende dal mattino, generalmente come prima cosa penso agli impegni e all’organizzazione della giornata. La sera non ho un pensiero particolare, leggo sempre un libro e mi addormento in compagnia delle ultime parole memorizzate.

E per finire, in che modo a tuo giudizio, le istituzioni possono aiutare il Terzo Settore?

In futuro lo Stato dovrà tenere sempre più in considerazione il lavoro e le potenzialità del Terzo settore per promuovere quell’economia sociale che ai risultati economici associa anche valori di carattere. Il Terzo settore non dovrà mai sostituirsi allo Stato, ma quest’ultimo dovrà incentivare la collaborazione di tutte quelle energie oggi ancora sconosciute, in grado di dare risposte più immediate ed efficaci, perché più vicine al territorio e quindi al bisogno. Questo porterà a un miglioramento dei servizi più rapidi e, soprattutto, a nuove opportunità di lavoro.

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