Prosegue l’appuntamento con le interviste alle donne oggi protagoniste del settore finanziario. Questa volta ho deciso di interpellare Antonella Manganelli, CFA, Chief Executive Officer e Co-Chief Investment Officer di Payden Global SIM S.p.A. Prima di entrare a far parte di Payden & Rygel, per quattro anni Antonella è stata responsabile della European Multi Sector Credit Platform presso Apollo Global Management. Inoltre, ha lavorato per otto anni presso Goldman Sachs Asset Management come Portfolio Manager delle strategie High Yield e Investment Grade all’interno del Team di Global Fixed Income di GSAM. Ha iniziato la sua carriera in Morgan Stanley, dove ha lavorato per quattro anni, sia nella divisione di Private Wealth che nella divisione di Investment Management. Antonella detiene la designazione di Chartered Financial Analyst® e ha conseguito una Laurea in Economia presso l’Università Commerciale Luigi Bocconi di Milano.
Antonella prima di tutto bentrovata e grazie per aver accettato la partecipazione a questa rubrica. Come prima domanda ti chiederei di spiegarci in cosa consiste il tuo lavoro e di cosa si occupa la società Payden & Rygel.
Grazie molte a voi per l’invito, è un piacere essere qui, per questa intervista. Payden & Rygel è uno dei più grandi gestori di risparmio al mondo, indipendente e privato, e gestisce da oltre 40 anni le risorse delle primarie istituzioni finanziare del mondo: fondi pensione, assicurazioni, banche centrali, aziende, per un totale di circa 150 miliardi in masse. La nostra specialità sono le obbligazioni, quindi i titoli a reddito fisso, e la personalizzazione e l’innovatività delle soluzioni che offriamo sono il nostro marchio di fabbrica. Io sono amministratore delegato dell’Ufficio Europeo al di fuori dello UK e, allo stesso tempo, sono responsabile degli investimenti dell’ufficio stesso.
Qual è stato il tuo percorso formativo? Ti sei sentita da sempre interessata a mercati, Borse, titoli di Stato, spread… oppure è stato un interesse che si è sviluppato nel tempo? Da dove muove la tua passione?
Il mio percorso formativo è Classico in realtà (sorride, ndr), nel senso che ho conseguito la maturità classica con grande passione per le lettere antiche, ma anche per la matematica; ho fatto un percorso speciale che abbinava – appunto – al Classico, il programma di matematica e fisica dello Scientifico. In seguito, ho scelto di studiare alla Bocconi Economia aziendale con una specializzazione in finanza; in realtà erano comunque le Lettere la mia passione iniziale e mi sono avvicinata all’economia perché il mio sogno era quello di fare la giornalista. All’epoca infatti un giornalista del Corriere della Sera mi disse che, secondo lui, sarebbe stato più facile iniziare la carriera partendo da qualcosa che sapevo, e mi consigliò di studiare economia. Sinceramente, a oggi posso dire che sia stato un consiglio vincente! Infatti, essendomi poi appassionata al mondo della macroeconomia e dei mercati ho avuto e ho modo di intervenire spesso in tv e sui giornali per parlare di mercati. Possiamo quindi dire che il mio sogno si è avverato!
Quali sono le nozioni finanziarie di base che ognuno di noi dovrebbe avere nel suo bagaglio formativo? E come farlo? Penso alla scuola dell’obbligo e poi all’approfondimento che ognuno di noi dovrebbe coltivare personalmente.
Io credo che questa domanda tocchi un punto davvero importante. A mio parere c’è un grandissimo buco nella formazione, non solo qui in Italia, ma in generale, per una parte così importante delle nostre vite, ovvero la gestione efficiente delle nostre risorse. Sarebbe infatti importantissimo prevedere di inserire in un programma di istruzione obbligatoria tutto ciò che possa concedere a una persona la libertà di scegliere al meglio prestiti, finanziamenti, senza per forza ricorrere e affidarsi a consigli esterni. Altro aspetto che mi preoccupa e mi fa a tratti paura è quanto poco le persone sappiano o si preoccupino della previdenza, della pensione. Sarebbe pertanto penso fondamentale prevedere un percorso formativo per rendere tutti più efficienti e indipendenti nella gestione dei propri asset finanziari.
Cosa consiglieresti a Mrs/ Mr X che sfogliano i giornali di economici o finanziari come se fossero ideogrammi? Come fare per conoscere pian piano questa nuova lingua?
Come tutte le lingue del mondo, anche il linguaggio finanziario non è un idioma impossibile, ma semplicemente un linguaggio che va studiato per essere decodificato e, come accennavamo prima, c’è poco nell’cducazione collettiva che ci aiuti in questa operazione, e quindi sento molto questa questione di Mrs/ Mr X che sfogliano i giornali e sembra loro di leggere una lingua incomprensibile. Sicuramente si può partire da una modalità quasi di ipertesto, quindi aiutandosi con delle forme di ricerca, ma anche con – adesso ce ne sono moltissimi – tutorial semplici on line che spiegano le basi delle nozioni degli investimenti. Altrimenti, ricorrere a un metodo sempre infallibile: trovare qualcuno di cui ci si fida che possa aiutarci a comprendere gli elementi chiave.
Il concetto più difficile quando si parla di investimenti?
Il concetto più difficile quando si parla di investimenti forse non è un concetto in sé, ma capire che alcuni consigli non sono semplicemente dei consigli, bensì delle pratiche che se non vengono messe in atto rischiano di devastare completamente una qualsiasi politica di investimento. Quindi, concetti come diversificazione, tempo di riferimento di un investimento, comprensione di inclinazione al rischio, necessità di liquidità sono concetti assolutamente fondamentali, mentre molto spesso vengono presi sottogamba, il che può causare non pochi pasticci. Per quanto riguarda l’obbligazionario, il concetto più difficile quando ci si avvicina a questo mondo – mondo che io trovo peraltro molto affascinante – è senz’altro la relazione inversa tra tassi di interesse e prezzi dell’obbligazionario, ovvero il concetto che il rendimento vada giù e il prezzo dell’obbligazione vada su. È un concetto che a volte le persone faticano a comprendere perché non viene sempre spiegato, ma ha semplicemente a che fare con il valore delle opportunità alternative e il valore del passaggio del tempo.
Quali sono le maggiori differenze che ti saltano agli occhi tra mercati internazionali, europei e mercato italiano?
Quello che determina le più grandi differenze tra gli investitori sono sicuramente delle questioni che hanno a che fare con la demografia, ma anche con l’aspetto psicologico e la storia del Paese per quanto riguarda la propensione al rischio e le proprie esperienze. Il nostro, rispetto ad altri Paesi, è un Paese di investitori abbastanza cauti, abbastanza conservativi comunque molto prudenti: tutto quello che si fa viene revisionato con grande attenzione, e in generale si tende ad allocare buona parte dei portafogli ai comparti più tradizionali, come appunto l’obbligazionario. Altri Paesi, come per esempio l’Australia, o i Paesi Nordici sono degli esempi invece di Paesi abbastanza aggressivi nelle proposte di investimento; tendono quindi ad avere dei portfolio più allocati verso alternativi o anche semplicemente verso l’azionario.
Tra le parole più abusate degli ultimi anni: spread. Ce la spieghi semplicemente?
Lo spread…. Beh, lo spread più famoso al mondo è la Nutella! Lo spread è quella cosa che si mette in più rispetto d una base esistente e la rende, diciamo così, più appetitosa. Nel contesto in cui lo sentiamo più spesso nominare esemplifica la differenza nel rendimento a scadenza dei titoli governativi tedeschi, percepiti come poco rischiosi, e i titoli italiani. Lo spread è quindi la compensazione in più che un investitore desidera ricevere quando investe in un titolo governativo italiano rispetto ad un titolo governativo tedesco.
Puoi sfatare o confermare il tema maschilismo nel settore finanziario. Nel caso, in che modo l’hai riscontrato e in quali aspetti; diversamente, perché a tuo parere è un tema sopravvalutato?
Diciamo che i pregiudizi hanno a che fare con la natura umana, e forse in alcuni contesti hanno anche il ruolo di aiutare a prendere delle decisioni velocemente; questo chiaramente non li rende più giusti, ne giustificati. Nel nostro settore, come in tanti altri, insieme al tema del maschilismo si può unire il tema della giovinezza/giovane età, perché è chiaro che l’esperienza è di per se un valore, ma la sua assenza non dovrebbe neanche essere un ostacolo. Questa situazione per fortuna e per molti versi sta cambiando: ci sono molte aree in cui sia i giovani che le donne fanno molta meno fatica a emergere, però, tornando indietro con la memoria, ricordo che io stessa all’inizio della mia carriera ho ricevuto spesso consigli per presentarmi in maniera quanto meno femminile e quanto meno giovane possibile: mettere degli occhiali, tenere i capelli legati, e cosi via, il tutto con l’idea di aumentare la mia immagine di serietà. Non mi sono mai particolarmente fermata di fronte a questi pregiudizi e personalmente per combatterli ho sempre cercato di aumentare la mia professionalità: di studiare il triplo, di prepararmi di più, per offrire un valore aggiunto. Questo approccio fino a oggi mi ha sempre aiutato, anche se questo resta certamente un tema per molte persone che ne soffrono, e credo che parlarne sicuramente aiuti.
Giornata lavorativa intensa, la prima cosa che pensi al mattino e l’ultima alla sera
La prima cosa che penso al mattino davanti a una giornata intesa è come mi sentirò contenta quando l’avrò portata a compimento al meglio. E poi passo alla programmazione: credo infatti che sia molto importante gestire la giornata in modo efficiente, perché ho la convinzione che tutto si possa fare se ci si organizza bene. Alla fine della giornata, invece, solitamente mi piace riflettere su quello che ho fatto e quello che avrei magari potuto fare un po’ meglio, anche se cerco sempre di non rimuginare troppo. Mi piace di più concentrarmi magari su quello che è andato bene e poi godermi la meritata serata.
Come fa Antonella a conciliare lavoro, crescita professionale e vita personale, famiglia?
Nei primi anni della mia carriera diciamo che ho imparato a mie spese l’importanza di mantenere un buon equilibrio tra tutti i comparti della vita. All’inizio mi sono molto focalizzata sul lavoro anche a discapito degli altri aspetti della mia esistenza, e penso che la sofferenza che questo mi ha causato, ovvero la fatica sia fisica che mentale, a un certo punto mi abbia chiesto il conto, insegnandomi una lezione che poi da lì non ho più dimenticato: ho capito che si può dare il massimo ed essere estremamente efficienti quando si lavora, ma poi è necessario che io difenda i miei spazi in maniera abbastanza ferma. Non sempre è possibile farlo esattamente quando ne sentiamo il bisogno, ma se magari in un certo momento devo concentrarmi particolarmente sul lavoro, anche oltre gli orari normali – come spesso francamente succede – poi magari mi assicuro di ritagliarmi del tempo in più quando posso per tirare il fiato. Per me è infatti importantissimo mantenere l’attenzione su un benessere psicofisico: faccio molto sport, faccio meditazione, passo del tempo con il mio fidanzato, con la mia famiglia e con i miei amici. Per quanto riguarda poi la crescita personale, credo che per questo sia necessario un occhio strategico e io sinceramente non sempre l’ho avuto; ho avuto la fortuna di potermi lasciar trascinare dalle opportunità che mi sono arrivate, ma quello che mi ha soprattutto aiutato è stato avere degli straordinari mentori nel mio percorso, che mi hanno guidato e aiutato a crescere nel modo giusto, ancora oggi.
Qual è stato fin qui il tuo più gran successo e la più grande soddisfazione nell’ambito che preferisci privato o professionale?
Sono stata molto fortunata nella mia carriera e sono molte le soddisfazioni: il CFA, aver lavorato per le più grandi banche di affari e per uno dei più grandi fondi di private equity del mondo, essere diventata amministratore delegato prima dei 40 anni, e soprattutto essermi seduta al tavolo con delle personalità davvero leggendarie del mondo della finanza e della gestione degli investimenti. Da un punto di vista professionale e personale credo che l’esperienza di 16 anni a Londra sia stata assolutamente illuminante, e sono molto fiera per il bagaglio che mi ha lasciato, soprattutto per l’apertura mentale a tutto quello che è diverso da me. Per me c’è sempre, appunto, una grande apertura per quello che è diverso, penso sempre si possa imparare qualcosa di nuovo, e questo parla alla mia attitudine molto curiosa.
Quali i tuoi progetti e aspirazioni per il futuro? Non troppo lontano eh, da qui a 5/7 anni…
Nel mio futuro non troppo lontano sogno di poter continuare a far crescere questo progetto di cui faccio parte, e quindi di fare un lavoro eccellente nel nostro Paese, ma anche di espanderlo al di fuori dei nostri confini nazionali, nel resto dell’Unione europea e, chissà, forse, anche un po’ oltre. L’altro aspetto del nostro progetto professionale, a me molto caro, è il tema della sostenibilità, che in Payden è affrontato ormai da diversi anni; questo mi rende orgogliosa e dà senso alle mie giornate. E, per finire, io tengo particolarmente allo sviluppo delle persone, quindi nei prossimi 5/7 anni, non vedo l’ora di vedere tutte le cose incredibili che il team con cui lavoro e che ho l’onore di guidare porterà a termine.
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