Prosegue l’appuntamento mensile con le interviste alle donne oggi protagoniste del settore finanziario. Questa volta ho deciso di interpellare Annalisa Usardi, Senior Economist per Amundi, la più importante società di asset management in Europa per patrimonio gestito e tra i primi dieci a livello globale con 100 milioni di clienti.



Annalisa, lascio a te la tua presentazione, sei una Senior Economist per Amundi, ci spieghi di che cosa ti occupi, cosa sono gli asset management e com’è la realtà di Amundi?

Amundi è il primo asset manager europeo, fra i primi dieci operatori a livello mondiale, con cento milioni di clienti a livello retail, istituzionale e corporate. Un asset management è una “società di gestione del risparmio”, quindi un intermediario finanziario che si occupa della gestione collettiva del risparmio (per esempio, tramite fondi comuni di investimento, gestione di fondi pensione, consulenza in materia di investimenti). Alla base di questo processo di gestione, ci si pone diverse domande per definire il contesto economico in cui ci si troverà verosimilmente nel prossimo futuro (per esempio, quale sarà la crescita economica, ci sarà inflazione elevata, i tassi saliranno?) perché da queste valutazioni dipende come si comporteranno i diversi attivi finanziari in cui si andrà a investire il risparmio. Il mio ruolo consiste nell’analizzare nel dettaglio e anticipare questi scenari e i relativi rischi, per consentire le scelte di investimento più appropriate, a beneficio del cliente.



Tra le tue amiche, il tuo mondo circostante, ci sono donne che si interessano al mondo della finanza? Secondo la tua esperienza è vero che è più un settore al maschile?

Conosco diverse donne nel mondo della finanza, anche in ruoli importanti, per cui non mi sento di dire che, sulla base della mia esperienza, il settore sia prettamente maschile, almeno finora e in questa società. E a dire il vero in Amundi molti ruoli apicali sono femminili, a partire dal Group CEO che è una donna, come pure il CEO dell’entità italiana nella quale lavoro. Forse l’idea che ci siano poche donne in finanza è più legata a un discorso di visibilità, cioè si vede e si conosce solo la punta dell’iceberg.



Tornando al tuo lavoro, la professione che svolgi è stata per te una scelta chiara fin dall’inizio? Che percorso di studi hai effettuato? Una volta uscita dall’università, l’hai trovato in linea con le richieste del mercato?

Mi sono laureata in Economia Politica all’università di Pavia e ho successivamente conseguito un Master in Econometria, quindi, a vedere il mio curriculum di studi, si potrebbe dedurre che ho sempre avuto chiaro il mio indirizzo, ma in realtà non è così, anche se alla fine ora sto facendo proprio quello che avrei sognato di fare quando studiavo. Quando ho iniziato a lavorare ho avuto la fortuna di “fare la gavetta”, ossia di misurarmi in diverse funzioni nell’ambito dell’area Investimenti e ciò mi ha permesso di costruirmi una conoscenza più completa dell’attività di gestione. In ciò è stata fondamentale la disponibilità dei colleghi con più esperienza, ma credo fermamente che ogni neolaureato debba essere consapevole che è solo con la propria curiosità e la propria voglia di fare che si costruisce il proprio percorso. Il “connecting the dots” è una cosa che ogni individuo deve fare per sé.

Quali iniziative proporresti, se dovessi strutturare un percorso formativo, per stimolare questa curiosità nel settore? Come lo pubblicizzeresti e dove per renderlo accessibile?

Trovo che il livello di educazione finanziaria sia mediamente basso in Italia, ritengo che varrebbe la pena investire nell’educazione finanziaria generale, partendo dalle scuole. È necessario comprendere che quando si parla di “economia e finanza” non si parla di materie aliene la cui comprensione è destinata a pochi eletti, ma di fattori che hanno un impatto sulla nostra vita di tutti i giorni, dal prezzo del gas, al mercato del lavoro, al costo del mutuo.

Abbiamo quindi parlato di curiosità, di formazione… vorrei ora aggiungere la parola creatività alla nostra chiacchierata: ti chiedo di immaginare un prodotto finanziario che possa interessare un mondo tutto al femminile.

Credo che le donne siano molto attente al tema della sostenibilità e degli investimenti che possano promuovere benessere economico e sociale. Penserei quindi a un prodotto che possa rispondere a questa sensibilità, magari combinato con il desiderio di fare qualcosa per altre donne. Mi vengono in mente strumenti che possano supportare attività di micro-credito, che in molti Paesi in via di sviluppo e in realtà locali aiutano le donne a guadagnare la propria indipendenza economica ed entrare nel mondo del lavoro; penso a strumenti che possano promuovere aziende al femminile che siano radicate nelle comunità locali e che permettano di fare prosperare piccole realtà di eccellenza.

Aggiungo una cosa alla tua presentazione: oltre che una professionista nel settore finanziario, sei una mamma. Come riesci a conciliare la vita familiare con quella lavorativa? Altra curiosità: il fatto di essere diventata mamma a tuo avviso si è riflesso sugli aspetti tecnici del tuo lavoro dandoti prospettive diverse?

Conciliare l’attività lavorativa e familiare non è semplice e non sarebbe possibile se non avessi l’aiuto delle scuole dell’infanzia, delle attività extra scolastiche organizzate dalle scuole e un supporto esterno. Devo dire che essere diventata mamma ha avuto un impatto estremamente importante sul mio lavoro perché in una parola mi ha reso molto più pragmatica, mi ha costretto a diventare molto più efficiente, a sviluppare una maggiore attenzione dell’uso del tempo e una maggiore selettività nell’individuare cose importanti e secondarie. Umanamente poi, è stata una rivoluzione copernicana, perché un figlio cambia il baricentro del tuo mondo.

Annalisa ti ringrazio per la tua disponibilità e, prima di terminare questa intervista, un’ultima domanda: se ci scambiassimo i ruoli per un giorno quali iniziative porteresti avanti in Parlamento?

Come dicevo prima, non avrei potuto conciliare lavoro e famiglia se non avessi avuto l’aiuto delle scuole dell’infanzia e delle attività extra scolastiche. Se mi trovassi in Parlamento penso che punterei a rafforzare le scuole dell’infanzia, perché ciò va a supporto sia della natalità, di cui il nostro Paese ha bisogno, sia della partecipazione femminile al lavoro, con una funzione quindi che è di sostegno socio-economico. Inoltre, nell’ottica di aumentare la diffusione e migliorare la distribuzione della ricchezza sul territorio, penso che andrebbero supportate anche misure atte a indirizzare il credito verso le piccole imprese, verso le eccellenze presenti a livello locale o le imprese innovative, le imprese femminili, che possano quindi creare valore, indotto e lavoro a livello locale, contribuendo alla vitalità economica dell’intero territorio nazionale.