Centinaia di donne in Iran si sono tolte il velo e hanno camminato per strada filmandosi e condividendo i video su internet, in segno di protesta. Un modo per dire “no all’hijab”, per giunta proprio nel giorno in cui nel Paese avente come capitale Teheran viene celebrata la Giornata nazionale per l’hijab e la castità (12 luglio). La campagna è stata lanciata da alcuni attivisti, non ultima la giornalista dissidente e residente in USA Masih Alinejad, i cui tweet sono divenuti rapidamente virali, al pari dell’hashtag #no2hijab, che ben testimonia il significato della protesta.
La stessa Alinejad, sul web, ha parlato del velo e dell’obbligo di indossarlo: “Durante la nostra iniziativa, ho cercato di contattare gli organizzatori della Giornata mondiale dell’hijab per ottenere il loro sostegno nella nostra lotta contro l’hijab obbligatorio in Iran. Ma mi hanno bloccato. La mia domanda è: quante donne nel mondo sono in prigione per aver indossato l’hijab? In questo momento, soltanto in Iran, 6 donne sono dietro alle sbarre per non aver indossato l’hijab obbligatorio”.
DONNE ISLAMICHE SI TOLGONO IL VELO PER PROTESTA (VIDEO): “SIAMO DELUSE”
A proposito del velo obbligatorio in Iran, la giornalista/attivista ha anche domandato al popolo di Twitter perché molte femministe scelgano di ignorare la loro situazione, non trovando una risposta, ma commentando così lo scenario: “La nostra campagna è stata lanciata per promuovere la libertà di scelta delle donne. Con o senza hijab, le donne dovrebbero poter scegliere il loro abbigliamento. Ma siamo deluse dal fatto che il mondo scelga di ignorare le donne iraniane punite perché non indossano l’hijab, mentre amplifica le voci che lo indossano”.
E, ancora: “In Iran, ogni anno milioni di donne vengono molestate/rimproverate/arrestate perché non sono coperte col velo. Ricevo da queste donne storie strazianti di abusi sponsorizzati dallo Stato. Perché la loro situazione non fa notizia? Spesso si pensa erroneamente che lottare contro l’hijab obbligatorio sia causa di islamofobia. È sbagliato. I governi che impongono l’hijab e le organizzazioni che ignorano la situazione delle donne costrette a indossarlo contribuiscono all’islamofobia”.