Il caso di Saman Abbas ha scosso l’opinione pubblica. La 18enne pakistana è scomparsa da diversi giorni da Novellara, provincia di Reggio Emilia, e si teme il peggio per lei. La ragazza aveva un fidanzato segreto, non gradito dalla famiglia, e nel registro degli indagati sono finiti i genitori, Shabbar e Nazia Shaheen, e lo zio, Danish Hasnain, che secondo la Procura avrebbe materialmente ucciso la giovane. Sulla tragica vicenda è intervenuta Maryan Ismail, antropologa somala musulmana…



Intervistata da La Verità, la docente ha spiegato che quello di Saman Abbas non è il primo caso e persistono all’intero delle comunità problemi culturali di questo genere: «Anche se le ragazzine chiedono aiuto, pare che non si riesca a risolvere la loro situazione». Maryan Ismail, da sempre in prima linea contro la violenza sulle donne, ha poi messo in risalto che sarebbe necessario lavorare non solo con le comunità, ma anche con i Paesi di provenienza, così «da tenere sotto controllo certe situazioni». E nel suo mirino finiscono anche le femministe…



MARYAN ISMAIL SUL CASO SAMAN ABBAS

Dopo aver bocciato la fatwa contro i matrimoni forzati e le mutilazioni genitali emessa dall’Ucoii, Maryan Ismail ha puntato il dito contro il silenzio del mondo femminista sul caso di Saman Abbas, ricordando che a Brescia per il caso di Hina non c’era nessuna esponente femminista, bensì solo Daniela Santanchè e Anselma Dell’Olio: «Eravamo sole contro gli imam e la comunità pakistana». «Le femministe tacciono per timore di offendere la minoranza musulmana? Il discorso è più o meno questo: visto che non posso toccare la loro cultura, allora mi astengo», ha aggiunto l’antropologa ai microfoni di Francesco Borgonovo, rimarcando che da anni attende un segnale dal mondo femminista: «Le femministe sono assenti quando le donne iraniane protestano contro l’imposizione del velo, invece sono presentissime a sostegno delle battaglie di altre donne musulmane per il diritto di portare il velo».

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