Molte donne non lavorano perché appartengono ad un modello familiare mediterraneo, hanno origini italiane, marocchine o turche. Questa la tesi choc di Bernard Clerfayt, ministro per il Lavoro e la Formazione della Regione di Bruxelles-Capitale. In un’intervista a Ln24, parlando della disoccupazione femminile nella capitale del Belgio, si è lasciato andare ad una dichiarazione che ha indignato i partiti della sua stessa maggioranza di centrosinistra, come socialisti e Verdi, oltre a quelli di opposizione.



«Nella regione di Bruxelles ci sono ancora molte donne che appartengono a un modello familiare mediterraneo, che siano di origini italiane, marocchine o turche. Dove il signore lavora e la signora sta a casa», le dichiarazioni rese dal politico belga della formazione centrista DéFI. Partendo dal dato secondo cui ci sono 10 punti percentuali di differenza nella disoccupazione di uomini e donne a Bruxelles, è arrivato a indagare le ragioni, attaccando la mentalità delle immigrate che preferiscono stare a casa ad un impiego. «È una realtà. E vale anche per chi ha origine italiane. Invito a cambiare queste mentalità perché tutti si trovano meglio se lavorano. L’emancipazione comporta anche che le donne abbiano il diritto di avere un lavoro».



BUFERA SU BERNARD CLERFAYT: ANCHE ALLEATI LO ATTACCANO

Il capogruppo socialista in Belgio Ridouane Chahid in un comunicato ha parlato di «razzismo strutturale», definendo le frasi di Bernard Clerfayt «inaccettabili e discriminanti». Il basso tasso di occupazione femminile a Bruxelles «non si spiega con le responsabilità individuali», perché le donne che vogliono lavorare hanno a che fare con «parecchi freni». Quindi, l’attacco: «È indegno stigmatizzare le persone per le loro origini per giusificare il fallimento della propria politica». La deputata socialista Fadila Laanan si è unita alle critiche: «Clerfayt ha la responsabilità dell’occupazione e deve essere lui a mettere in moto tutte le misure possibili per garantire che non esistano più freni all’impiego femminile». Sulla vicenda ha voluto dire la sua anche la ministra del governo federale Zakia Khattabi dei Verdi: «Seriamente, da quale cliché cominciamo? Che cos’è il modello mediterrano? E soprattutto è allucinante chiudere gli occhi su obiettive ragioni strutturali». Alla luce della bufera, il ministro Bernard Clerfayt ha fatto retromarcia, ma solo sull’uso della parola “mediterraneo”. «Allora sostituiamolo con ‘tradizionale’. I dati confermano quanto ho detto. Denunciare un fatto non significa stigmatizzarlo. Bisogna osare dire le cose. Statisticamente il tasso di partecipazione delle donne al mercato del lavoro nelle popolazioni maghrebine e turche, ma anche in quelle greche o albanesi, e quindi mediterranee, è inferiore», ha ribadito.

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