Le donne del Partito democratico in rivolta per l’esclusione dal Governo Draghi. «Stavolta abbiamo toccato il fondo», ha dichiarato Simona Bonafè, segretaria del Pd in Toscana. Ed è proprio così, considerando che arrivano a fare i complimenti a Silvio Berlusconi, “acerrimo nemico”, il quale invece ha indicato due donne su tre ministri. A denunciare l’ipocrisia dem anche Monica Cirinnà, che per il Pd si occupa di diritti. «Siamo un partito che predica bene sui temi femministi ma poi razzola male, un partito falsamente femminista», ha dichiarato a Rai Radio1, ospite di Un Giorno da Pecora. La senatrice parla di «debolezza assoluta» ed «egemonia degli uomini» come possibili spiegazioni. «Questo è un partito di correnti al cui capo ci sono tutti maschi».
Uno di questi, Nicola Zingaretti, «il più buono segretario che ci sia mai stato nel Pd». Troppo buono però. «Persegue solo l’unità del partito». Nella sua analisi a Tpi, però, ha fatto notare che non è solo una questione di maschilismo e femminismo. «Purtroppo dobbiamo anche dirci la verità su quanto, qualche volta, siano false le relazioni politiche tra donne e su quanto ciò incida sulla capacità delle donne stesse di essere politicamente rilevanti nel nostro Partito».
CIRINNÀ VS DIRIGENZA PD “FALSO FEMMINISMO E FALSA UNITÀ”
Monica Cirinnà a Tpi parla di relazioni false tra le donne all’interno del Pd, mediate da dinamiche correntizie che sono gestite dagli uomini. Relazioni false anche perché legate a individualismo, invidia, presunzione e difficoltà ad essere solidali, a fare fronte comune. «Perché se non siamo noi a promuoverci, a promuovere le donne, non possiamo pensare che lo facciano gli uomini. Men che meno nelle logiche di corrente nelle quali, ahimè, alcune si incastrano sentendosi protette e pensando che restando “al proprio posto” prima o poi, qualcosa arriverà. Per gentile concessione del capo». L’intera vicenda sul ruolo delle donne nel Pd porta però Monica Cirinnà a fare una pesante accusa al partito di cui fa parte. Parla, infatti, di una «dirigenza che declina un’unità interna troppo spesso di sola facciata, e infatti continuamente minata da attentati e arrembaggi a ciò che viene stabilito dalla direzione o dal comitato politico; una dirigenza che non agisce il conflitto ma lo nasconde attraverso continue mediazioni e falso unanimismo».
Ora, quindi, invita le donne del Pd a costruire una iniziativa politica autonoma senza accontentarsi dei ruoli di sottogoverno. «Se cediamo su questo, continueremo ad andare avanti così di “contentino in contentino”, senza andare alla radice del problema e, soprattutto, senza una vera riparazione al danno causato dalla nostra assenza lì dove davvero tutto si decide nel partito, nel governo, nel paese».