Non si placa lo “scontro” interno al Partito Democratico e in generale nella sinistra italiana dopo il botta-risposa velenosissimo tra Concita De Gregorio e Nicola Zingaretti: il “caso”, tornato poi in auge domenica scorsa per l’intervento da Fazio della stessa giornalista di Repubblica, ha visto una piccata replica di diverse parlamentari donne del Pd che non hanno affatto gradito la risposta durissima del loro Segretario alle critiche giunte dalla De Gregorio. «Il tono della replica di Nicola, che non avrebbe mai fatto una cosa simile se a scrivere quel fondo fosse stato un uomo. Vergognosa prova di machismo, e proprio contro una donna di sinistra», spiega una Dem rimasta anonima sul “Tempo” di Roma.



A non essere stato gradito è il riferimento di Zingaretti a “radical chic” e allo sferzante «la prossima volta mi porto una chitarra, che degrado». Secondo un’altra parlamentare Dem, «Nicola deve ricordarsi che Concita sta pagando di tasca sua tutte le condanne per le querele a carico dei giornalisti de l’Unità, per la fine che è stata fatta fare alla testata fondata da Antonio Gramsci. Sono tutti scappati, Concita no. Almeno un po’ di rispetto ci vuole, per come è stata trattata».



L’ATTACCO ‘FINALE’ DI SERRA

A sancire la distanza netta tra parte del consesso attorno al Partito Democratico e il segretario Zingaretti – accusato di essere “appiattito” e “ologramma” sulle posizioni del Premier uscente Giuseppe Conte – ci pensa sempre su Repubblica la storica firma dell’Amaca. Scrive Michele Serra: «Radical chic… quel termine non aveva alcuna attinenza con l’ articolo di De Gregorio (tra l’ altro molto più severo con Renzi che con l’ attuale reggenza del Pd) e nemmeno con la sua autrice, che lavora da una vita nell’ambito, un tempo molto pop, oggi comunque legato al senso comune del Paese, del giornalismo quotidiano. È stata direttrice dell’Unità, non di Ville&Casali».



Non solo, Serra lamenta che sempre quel termine usato in forma denigratoria contro Concita è il vocabolo preferito dalla destra per attaccare i rivali politici: «Da molti anni è largamente e impropriamente usato dalla destra – politici e giornalisti – per bollare di snobismo, di irrealismo, di classismo malcelato, chiunque abbia da obiettare qualcosa alla demagogia populista, sia esso un professore di liceo che difende la consecutio temporum o una comandante di nave che soccorre i migranti o un elettore urbano che vota secondo urbanità». Per la firma di Repubblica la difesa della collega De Gregorio è assoluta: «Se qualcuno avesse avuto il tempo di rileggere quel post di Zingaretti, magari lo stesso Zingaretti, avrebbe avuto il tempo di pensare: radical chic lo dicono Salvini, Feltri e Belpietro, dunque è meglio cercare un’ altra parola».